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L'OSPITENuove officine di Bellinzona: un treno da non perdere

02.05.19 - 12:40
Giovanni Merlini, Consigliere nazionale PLR
Keystone (archivio)
Nuove officine di Bellinzona: un treno da non perdere
Giovanni Merlini, Consigliere nazionale PLR

Lo sviluppo e la crescita di una regione necessitano di risorse, opere concrete e coesione d’intenti. È il caso della realizzazione del nuovo polo industriale nel Bellinzonese, dove il Cantone, la Città e le FFS vogliono realizzare due importanti progetti strategici.

Il primo consiste in un nuovissimo stabilimento industriale FFS, capace di riunire un ampio ventaglio di prestazioni e di offrire oltre 200 posti di lavoro. Un obiettivo per nulla scontato, se solo consideriamo che in passato la direzione centrale delle ex regie federali era propensa a spegnere l’interruttore delle attività di manutenzione delle Officine in Ticino, sollevando una protesta popolare confluita nel movimento trasversale “Giù le mano dalle officine” che ebbe un ruolo determinante nel riportare le FFS sui propri passi.

Il secondo progetto permetterà a Bellinzona e alla sua regione di ospitare un parco tecnologico e formativo, riconfigurando la destinazione dell’attuale sedime occupato dalle ormai vetuste Officine attraverso l’apporto di attività e ricerche innovative. Un impulso importante a favore dell’imprenditorialità e della competitività regionale e cantonale, poiché vi si potranno insediare aziende di ultima generazione attive su scala nazionale (pensiamo alla rigogliosa Greater Zurich Area e alla partecipazione alla Switzerland Innovation). Ma si tratta pure di realtà imprenditoriali di respiro internazionale, che consentiranno di estendere quindi l’interconnessione del Ticino con il resto del mondo.

L’attuale superficie delle Officine non accoglierà però unicamente un’economia di nicchia, bensì spazi culturali, commerciali e abitativi, rivitalizzando e valorizzando un comparto urbano in pieno centro cittadino, nel solco di una pianificazione territoriale al passo con i tempi e sostenibile. Infatti, come possiamo osservare in tutta Europa, insediamenti di questo tipo sono in grado di rilanciare intere zone urbane grazie alla loro multifunzionalità e alla loro prossimità a snodi nevralgici del trasporto pubblico.

L’iniziativa popolare in questione non solo mette a repentaglio questi due progetti, ma si rivelerebbe ben presto – se fosse malauguratamente accolta - un pericoloso e beffardo boomerang. Essa propone infatti che il Cantone diventi imprenditore nel contesto ferroviario, assumendo un ruolo che non gli compete e conservando attività obsolete (come la manutenzione di vecchi carri merci) dal futuro ormai segnato. Inoltre, l’iniziativa solleva grossi interrogativi finanziari, poiché toccherebbe al Cantone assumere i costi di espropriazione delle attuali Officine e assorbire i deficit d’esercizio. Una statalizzazione di compiti e attività del tutto inopportuna e rischiosa, i cui oneri ricadrebbero sulle spalle dei contribuenti.

Lanciata oltre dieci anni fa, l’iniziativa vuole farci fare un salto nel buio e risulta oltretutto completamente superata dagli eventi, essendo stata concepita una decina di anni fa in un contesto diverso, quando la presenza delle Officine fu messa gravemente a rischio. Oggi, invece, la loro sopravvivenza è garantita e orientata al futuro, su basi solide e con tutti i maggiori attori in gioco pronti ad avviare i due cantieri citati. L’iniziativa, oltre ad essere anacronistica e controproducente, è quindi anche pericolosa e va combattuta proprio perché spingerebbe le Officine su un binario morto, pregiudicando i futuri posti di lavoro e la possibilità per la Città di Bellinzona di ridisegnare il suo sviluppo territoriale.

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