Cerca e trova immobili

L'OSPITENon c'è dignità senza lavoro

02.04.19 - 14:00
Luca Campana, candidato al Gran Consiglio per il PPD
Non c'è dignità senza lavoro
Luca Campana, candidato al Gran Consiglio per il PPD

Sarà per la partecipazione ad eventi come membro della commissione di quartiere o per le più recenti chiacchierate con i cittadini per promuovere la mia campagna per il Gran Consiglio, che genitori preoccupati per la sorte del loro figlio o parente mi chiedono un contatto o un’intercessione verso un possibile posto di lavoro, che finora sembra a loro precluso, al fine di risparmiare al giovane una deriva assistenziale.

Il problema per il sottoscritto non è nuovo, e mi sta particolarmente a cuore. Purtroppo, in passato, ho dovuto anch'io far fronte alla non occupazione e ricordo bene lo sconforto e il senso di inutilità che si accompagnava ad ogni porta sbattuta in faccia, l'invio di lettere senza ricevere neanche una risposta e il sentire spesso quell'infame etichetta che arbitrariamente si associava a chi non aveva occupazione ed era a carico del URC: non ha voglia di lavorare.

Nel mio piccolo ho cercato di inserire qualche giovane sia nell'azienda per la quale lavoro sia anche in filiali, laddove con le associazioni di quartiere abbiamo contribuito alla loro inaugurazione. Nonostante l'impegno, però, mi sono sentito purtroppo impotente, specialmente davanti a chi crede che io possa essere concretamente importante per la nuova e ambita occupazione, ma non mi tiro indietro e provo a fare quello che posso, spesso come un Davide contro Golia.

Anche se i dati SECO, pur non menzionando chi è fuori dalle statistiche dell'URC e dai guadagni intermedi, rassicurano pubblicamente la società sull'occupazione nel mondo del lavoro, io continuo soggettivamente ad avvertire un malessere generalizzato che dovrebbe essere maggiormente analizzato, e a cui la politica dovrebbe prestare maggiore attenzione e pragmatismo. Pochi, e per fortuna, sono forse i rappresentanti politici che in passato hanno subito una qualche forma di precariato e sono sensibili all’argomento.

Troppi sono i giovani che, finito un apprendistato o un diploma scolastico, si vedono soppiantati nel loro contesto da lavoratori non residenti, ciò che impedisce il normale evolversi della carriera professionale e spesso anche della vita famigliare, mancando una chiara stabilità economica.

Il mercato del lavoro, e più precisamente il Governo, dovrebbero evitare che avvenga lo sfruttamento dei lavoratori indigeni e non. Fissare salari minimi a 3000 franchi lordi equivale a creare un dumping di Stato, sul quale a guadagnarci sarebbero (ma non è scontato lo siano anche loro) solamente quelli per i quali il costo della vita è meno pressante, e non di certo chi, alle nostre latitudini, è confrontato con costi della vita ben più onerosi.

Penso che per aggiustare il tiro dell'occupazione la politica dovrebbe mettere in atto un piano Marshall cantonale per almeno 3-4 anni, un periodo in cui un ingente numero di residenti non occupati sia "adoperato" per nuove opere pubbliche e nell'amministrazione, reso più indipendente con corsi ad hoc affini alla propria attività lavorativa in corso e giustamente remunerata. Questa azione, seppur onerosa, darebbe nuovo slancio occupazionale e farebbe girare l'economia.

In ultima analisi, la società ticinese dovrebbe farsi più accorta e furba: difficilmente, da noi, ci si coalizza per difendere i propri posti di lavoro, se non direttamente e per meri interessi o per relazioni familiari dirette, mentre per contro, i nostri vicini, spinti dal sogno dell'Eldorado Elvetico, sono più solidali tra loro. Non è difficile trovare realtà aziendali dove il quadro intermedio o il responsabile risorse umane aiutano i propri conoscenti e famigliari creando vere e proprie congreghe finalizzate a tenersi buoni l'un l'altro, estromettendo di fatto anche il giovane che, come sopra ricordato, ho cercato di aiutare.

Occorre una maggior responsabilità sociale delle imprese e dei loro dirigenti, per favorire, in mancanza di un intervento dello Stato, una maggior occupazione dei residenti che permetta una vita dignitosa senza dipendere dallo Stato. Perché senza lavoro non c’è dignità.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE