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L'OSPITELa ragione di un ricorso

14.03.19 - 18:30
Filippo Contarini (giurista e teorico del diritto), Martino Colombo (giurista e candidato al GC lista 2 numero 11)
Ti Press (archivio)
La ragione di un ricorso
Filippo Contarini (giurista e teorico del diritto), Martino Colombo (giurista e candidato al GC lista 2 numero 11)

“Una branda, uno sgabello, un tavolino e una piccola finestra: così si presentava la tipica cella delle carceri pretoriali”. Queste le parole della nostra RSI, che anni fa descriveva la situazione miserabile delle vecchie strutture per il carcere preventivo. “Vergognose, disumane, indegne”. Le pretoriali non riapriranno con la riforma della Legge sulla polizia approvata dal Gran consiglio a dicembre 2018, ma aprirà una nuova forma di incarcerazione preventiva della durata di 24 ore che non sarà molto dissimile: la custodia di polizia. A differenza delle vecchie pretoriali, ora potrai essere sbattuto dentro senza lo straccio di un sospetto. Proprio perché non hai fatto niente possono dirti “è una misura amministrativa, non penale”. È paradossale: se fossi sospettato di qualcosa avresti almeno i diritti garantiti dal Codice di Procedura penale! Pensavate di essere ancor ai piedi dell’Adula, e invece ben risvegliati in America, care e cari concittadini ticinesi. La polizia decide che dai fastidio, quindi finisci dietro le sbarre. Peggio: qualcuno ha deciso di diffamarti dicendo che dai fastidio, e finisci dietro le sbarre. È chiaro: per un giorno, non per la vita intera. Ma non potrai nemmeno sapere chi avrà fatto la delazione, perché la legge protegge anche chi parla male di te in cattiva fede. Questo il nostro messaggio democratico: bisogna opporsi a leggi di polizia drastiche. Per questo abbiamo contestato la riforma della Legge di polizia con un ricorso al Tribunale federale. Non ci sta bene che la polizia possa entrare nel nostro natel senza uno straccio di sospetto d’aver commesso un reato. “Non ho niente da nascondere”, questa la filastrocca che alcuni usano di fronte a queste riforme. “Sul serio?” rispondiamo noi: allora togliete la password dal vostro Smartphone… siete sicuri che la nostra intimità non abbia nessun valore? Siano esse idee, orientamenti sessuali, persino innovazioni tecnologiche: ogni tanto puoi trovarti dalla parte sbagliata della morale pubblica, può succedere addirittura per caso. Per questo è importante che la repressione della polizia possa intervenire solo in presenza del sospetto della violazione di una legge (anzitutto penale). La riforma della Legge di polizia permette invece ai poliziotti di usare misure repressive facendosi guidare dalla morale. Ma c’è una bella differenza tra ordinamento giuridico e la (presunta) morale pubblica! La riforma della Legge di polizia dà il diritto ai poliziotti di prelevare i minorenni da qualsiasi luogo solo perché ritenuto inadeguato (ad esempio una riunione politica? O addirittura il Macello?). Eppure anche i sedicenni hanno il diritto di essere trattati conformemente alle leggi svizzere, il Codice civile riconosce loro la capacità discernimento e di amministrazione dei propri soldi. Il Diritto ha ancora un valore in questo Paese? Il parlamento ha dato carta bianca alla polizia, che risponde al ministro Gobbi, senza prevedere istanze di controllo immediato. È quindi diventata una polizia politica. Non devi essere sospettato di aver fatto qualcosa di illegale, basta che pensino che sei “pericoloso”, che disturbi. Ti possono piazzare una cimice GPS. Ti possono controllare online. Ti possono sbattere 24 ore in cella, ad esempio, perché avresti parlato a una manifestazione. Non è diritto penale, quindi il procuratore non può intervenire. Nessun giudice di picchetto (la riforma non prevede un aumento delle spese per la magistratura!). Rimane solo la Grazia del ministro della polizia. Sua Indipendenza in persona. Noi non ci stiamo. È ricorso. Difficilissimo vincerlo, e stavolta non essere avvocati ci ha posto di fronte ad una montagna da scalare. Ci sono precedenti che difendono leggi simili in altri cantoni. Ci sono ostacoli formali da saltare. Forse scivoleremo a un appiglio troppo difficile per noi da afferrare. Siamo comunque profondamente grati a quelle persone fenomenali, in particolare giuristi, che ci hanno dato le corde e i chiodi per approcciare il muro. Ma era necessario provare la scalata: vogliamo che i Giudici a Losanna ce lo dicano guardandoci negli occhi che alla cultura svizzera sta bene mandare a quel paese il nostro Stato di diritto.

 

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