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L'OSPITECon la petizione Ghiringhelli un Parlamento senza coraggio

04.03.19 - 16:06
di Piero Marchesi, Candidato UDC al Consiglio di Stato
Con la petizione Ghiringhelli un Parlamento senza coraggio
di Piero Marchesi, Candidato UDC al Consiglio di Stato

Martedi 19 febbraio il Gran Consiglio si è espresso sulla petizione lanciata da Giorgio Ghiringhelli che proponeva di: "Vietare nei luoghi pubblici, o aperti al pubblico o destinati a offrire un servizio pubblico (ev. ad eccezione dei luoghi di culto) le preghiere che contengono messaggi di odio e di discriminazione verso i fedeli di altre religioni e che violano le norme del Codice penale (art. 261bis)", il Parlamento a larga maggioranza l’ha però purtroppo respinta. La petizione proponeva questo divieto perché in Svizzera, e pure nel nostro Cantone, episodi di preghiere per strada in lingua araba si sono più volte verificati, anche se ben sottaciuti da molti media. In un luogo altamente simbolico, la Piazza federale a Berna, che alcuni anni fa era stata occupata da molti islamici in preghiera per una protesta organizzata dal Consiglio centrale islamico del famigerato islamista Nicholas Blancho. Anche in Ticino, ad esempio nel parcheggio del Fox Town di Mendrisio, nei giardini nei pressi del LAC di Lugano , davanti a una banca in centro a Lugano, sui campi da tennis di Locarno e parrebbe pure nello spiazzo d’emergenza di una galleria autostradale, si sono verificati episodi simili con persone accovacciate per terra a pregare. La commissione delle petizioni del Gran Consiglio ha trattato la petizione Ghiringhelli e alla fine ha prodotto due rapporti, uno di maggioranza redatto da Giorgio Pellanda e sottoscritto dalla maggioranza dei commissari e uno di minoranza redatto egregiamente da Tiziano Galeazzi dell’UDC e sottoscritto solo da Leila Guscio della Lega. Nel rapporto di maggioranza si evince “Oggetto centrale della tematica, che non può non allarmare e generare sconcerto fra le pur diverse sensibilità dei commissari, sono state le preghiere contenute nei versetti 6 e 7 della Fatiha, che compongono il primo Capitolo del Corano”. E ancora “Citando e commentando nei particolari quanto asserito nel libro "La Fatiha e la cultura dell'odio", del Dr. Sami Aldeeb (cittadino svizzero di origini palestinesi), esperto di diritto arabo e islamico, si dimostrerebbe in modo scientifico che la preghiera che i musulmani praticanti sono tenuti a recitare cinque volte al giorno contiene un versetto del Corano che istiga all'odio verso i Cristiani e gli Ebrei.” A fronte di considerazioni così chiare e nette mi sarei aspettato un rapporto unanime della commissione e un voto altrettanto cristallino in favore della petizione del Parlamento. Invece no, il rapporto di maggioranza ha ritenuto che, anche a fronte delle considerazioni espresse, non sia ancora il momento di intervenire perché il problema sembrerebbe per il momento confinato a pochi casi. Il compito della politica è però quello di ascoltare i segnali che arrivano dalla società, analizzarli e nel limite del possibile evitarne le derive. L’islamizzazione silenziosa dell’Europa è sotto gli occhi di tutti e se in Svizzera il fenomeno è meno problematico che nel resto dell’Europa, è solo perché le nostre Autorità fanno un lavoro egregio. Da un recente studio è comunque emerso che ben il 43% dei 17enni e 18enni musulmani residenti in Svizzera ha una percezione negativa della società occidentale e ciò in un’ottica futura dovrebbe destare quantomeno preoccupazione. La politica dovrebbe seguire l’evoluzione di questi pericolosi fenomeni e anticiparne le conseguenze. Riconoscere il problema - anche se relativizzandolo come fatto dal PLR, PPD e tutta la sinistra - e non agire di conseguenza è sinonimo di incapacità e mancanza di coraggio. Nelle audizioni della Commissione delle petizioni forse avrebbero dovuto invitare dei cristiani di qualche città europea oramai sotto il controllo islamico e dove lo Stato di diritto è sostituito dalla sharia, forse le fette di salame sugli occhi del Parlamento oggi non ci sarebbero più.

 

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