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L'OSPITEGiovani ticinesi sempre più tartassati, la dura vita del ticinese medio

25.02.19 - 08:44
Nicholas Marioli, Deputato in Gran Consiglio Lega dei Ticinesi
Giovani ticinesi sempre più tartassati, la dura vita del ticinese medio
Nicholas Marioli, Deputato in Gran Consiglio Lega dei Ticinesi

Mi chiamo Marco, ho trentaquattro anni e sono un giovane ticinese come molti altri.

Ho ottenuto il diploma di impiegato di commercio e dopo diversi anni travagliati, tra contratti di lavoro da fame a tempo determinato e alcuni anni di disoccupazione, fortunatamente (a differenza di molti altri miei coetanei) riesco a trovare un posto di lavoro a tremilacinquecento franchi lordi mensili.

Decido, superati i trenta, di andare a vivere da solo.

Il mio salario netto, considerato che essendo ancora giovane la trattenuta della cassa pensione non è ancora alta, è di circa tremila franchi al mese.

Abito in un bilocale e tutto compreso pago milleduecento, la cassa malati quest’anno è aumentata e costerà quattrocento franchi al mese (ben trenta in più dell’anno scorso).

Essendo single, il carico fiscale è abbastanza elevato, e circa uno stipendio è il costo complessivo annuale. Sono previdente e accantono mensilmente duecentocinquanta franchi.

Abbonamento telefonico, internet e billag sono duecento franchi al mese.

Purtroppo non dispongo del capitale necessario per acquistare un veicolo, che mi serve anche per motivi lavorativi, e sono pertanto costretto a sottoscrivere un contratto leasing, rata mensile trecento franchi e cento di benzina (utilizzo il veicolo con parsimonia). Mi restano circa cinquecentocinquanta franchi al mese per fare la spesa, sempre sperando che non vi siano imprevisti per i quali dovrei giocoforza indebitarmi oppure chiedere aiuto ai miei genitori, che, poverini, anche loro tirano la cinghia per arrivare alla fine del mese.

Nella ditta per la quale lavoro vi sono molti colleghi che provengono da oltre confine.

Il loro salario, pur essendo inferiore al mio di alcune centinaia di franchi, gli permette tuttavia di fare una vita molto più agiata rispetto alla mia.

Questa purtroppo è la triste realtà di moltissimi giovani ticinesi che, giustamente, si ritengono fortunati ad avere un’occupazione.

La situazione nel nostro Cantone è sempre più preoccupante e purtroppo, se non vi sarà un cambiamento politico, è destinata a peggiorare.

L’unica soluzione praticabile è abolire la libera circolazione delle persone e applicare la preferenza indigena.

Fintanto che la concorrenza oltre confine sarà così accentuata, i salari continueranno a diminuire e i giovani ticinesi avranno sempre meno potere contrattuale, con la conseguenza nefasta che saranno sempre sotto pressione del dumping salariale.

Nel corso di quest’anno, verosimilmente, si andrà a votare su un’iniziativa popolare che chiede appunto di disdire l’accordo di libera circolazione delle persone.

La possibilità concreta di porre fine a tale scempio c’è, mi auguro che tutti sappiano coglierla senza mezzi termini.

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