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L'OSPITEBertoli e l’arroganza di chi pensa di aver sempre ragione

07.02.19 - 14:00
Piero Marchesi, Presidente UDC Ticino
Ti Press
Bertoli e l’arroganza di chi pensa di aver sempre ragione
Piero Marchesi, Presidente UDC Ticino

Negli scorsi giorni Manuele Bertoli ha replicato a una mia opinione sulla scuola dell’obbligo definendola di “poche idee e ben confuse”. Evviva il confronto caro Consigliere di Stato. Se le opinioni altrui vengono squalificate a priori, allora non mi stupisco che almeno la metà del corpo insegnanti sia contraria ai suoi progetti intelligentissimi e di qualità superlativa.

Nel mio scritto avevo ribadito la necessità di proporre una riforma scolastica che prendesse ispirazione dagli altri Cantoni della Svizzera, dove l’orientamento dei ragazzi viene fatto già al termine della scuola elementare. Gli allievi hanno la possibilità di affrontare un percorso formativo più incentrato sulle competenze pratiche per chi intendesse iniziare un apprendistato, più teoriche e specifiche per chi volesse andare al liceo. È data facoltà ai giovani di cambiare percorso qualora la scelta iniziale non si fosse rivelata la migliore.

Questa differenziazione che Bertoli considera come peste, nella maggior parte dei Cantoni è consuetudine e produce ottimi risultati perché permette di offrire ai giovani la miglior formazione in base alle loro attitudini e ambizioni. Questo sistema permette di aumentare la qualità dell’insegnamento perché i giovani che affrontano il percorso verso l’apprendistato hanno una preparazione specifica, rendendosi inoltre anche più interessanti per le aziende alla ricerca di apprendisti. Invece i giovani che si indirizzano verso gli studi post-obbligatori avranno una formazione più focalizzata a questo percorso, permettendogli anche di diminuire la difficoltà di accesso al liceo, vero e proprio incubo per molti candidati.

Tra la mia proposta, che è anche quella del mio partito e la visione di Bertoli c’è un evidente abisso. Bertoli continua imperterrito con il suo mantra dell’inclusività e la lotta alla selettività quando i ticinesi lo scorso 23 settembre gli hanno chiaramente ribadito che la sua visione della scuola non la vogliono. Se continuasse sulla sua strada si ritroverebbe probabilmente ancora più solo e con il popolo, ancora una volta, pronto a rifiutare le sue proposte. Nel frattempo la scuola aspetta e nulla cambia. Ho poi avanzato una proposta per cercare di rispondere a un problema sollevato dallo stesso direttore del DECS, ovvero la presunta mancanza di posti di apprendistato.

Ritengo che le aziende non siano abbastanza incentivate a investire nella formazione a causa degli importanti oneri gestionali e dei costi richiesti dalla formazione degli apprendisti. Ho proposto di riconoscere alle aziende una super deduzione fiscale, per esempio del 150%, così da mitigare i costi aziendali e rendere la formazione, soprattutto dei giovani ticinesi, più attrattiva per le aziende. Poi vi sarebbero da snellire le varie procedure e i diversi corsi obbligatori per formatori che sono anch’essi un limite soprattutto per artigiani e piccole aziende.

Una serie di proposte che Bertoli non ha però preso in considerazione. Forse il problema del mondo della scuola non è tanto il sistema, che necessita evidentemente di una riorganizzazione, ma di chi è a capo del Dipartimento che rifiuta a priori qualsiasi proposta o spunto che arrivi dall’esterno, docenti e addetti ai lavori compresi. Il 7 Aprile sarà l’occasione per gli elettori per provare a correggere il tiro.

 

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