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L'OSPITEInsediamenti: silenzio tombale sul problema migratorio

05.02.19 - 06:00
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi
Ti-Press
Insediamenti: silenzio tombale sul problema migratorio
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi

Eccessiva, ideologica, antisvizzera. Queste le caratteristiche dell’iniziativa “Contro la dispersione degli insediamenti” lanciata dai giovani verdi, su cui saremo chiamati a votare il prossimo 10 febbraio. L’ iniziativa prevede di bloccare a tempo indeterminato le zone edificabili sul nostro territorio.

Un’iniziativa del genere andrebbe respinta già solo per il suo pacchiano antifederalismo. Il federalismo è infatti un valore svizzero, che però certa partitocrazia internazionalista vorrebbe rottamare. Per contrastare questo andazzo, le proposte che prevedono di togliere competenze ai Comuni ed ai Cantoni per consegnarle su un piatto d’argento ai burocrati federali andrebbero bocciate già di bel principio. A maggior ragione quando si tratta, come in questo caso, di gestione e pianificazione del territorio. Cioè del compito di prossimità per eccellenza.

Nel merito del contenuto dell’iniziativa: si tratta di un ulteriore sfoggio di populismo di sinistra (alla faccia di chi continua a rinfacciarlo all’odiata “destra”). Dal 2013 è in vigore la Legge federale sulla pianificazione del territorio (LPT), che è una legge restrittiva. Per passare da una regolamentazione restrittiva ad una talebana come quella proposta dai verdi, e questo nel giro pochissimi anni, dovrebbe essersi verificata nel frattempo una situazione di grave emergenza. Per fortuna non è così. Gli iniziativisti parlano alla pancia dei cittadini (stranamente, quando lo fa la “destra” è uno scandalo, quando invece lo fa la sinistra va tutto bene) ricamando sull’allarme cementificazione. Che nel corso degli anni si siano costruite varie brutture è manifesto. Ma è anche il caso di ricordare che in Ticino gli insediamenti ricoprono circa il 5.6% del territorio, le zone agricole il 12.9%, e che oltre la metà della superficie del Cantone è composta da bosco. Possiamo quindi permetterci di restare su una via restrittiva ma ragionevole, regolata da una base legislativa moderna: la citata LPT che data del 2013, non del 1913, quindi non può certo essere considerata superata dagli eventi. Non servono derive estremiste.

Del resto il disastro fatto con Via Sicura, con l’attuale “coda polemica” a proposito della dottoressa milanese del traffico, dovrebbe aver aperto gli occhi su quel che succede quando si legifera sotto la pressione del populismo rossoverde. Stesso discorso per l’uscita della Svizzera dal nucleare, decisa di pancia e – ma guarda un po’ - nell’approssimarsi delle elezioni federali del 2011 sull’onda di quanto accaduto a Fukushima. Ai cittadini elvetici il prezzo (in soldoni) di questa scelta riserverà tante amare soprese.

Anche l’iniziativa “contro la dispersione degli insediamenti” avrebbe conseguenze per i nostri borselli. Una sua approvazione farebbe aumentare i costi dei terreni e quindi delle case e quindi gli affitti. Senza contare che essa toccherebbe anche le edificazioni pubbliche: scuole, case per anziani, centri sportivi, ospedali, eccetera.

Degno di nota che gli iniziativisti denuncino gli eccessi edilizi senza però affrontare il vero problema. Che è quello migratorio. Se si vuole la libera circolazione delle persone senza limiti, se si vuole “far entrare tutti”, la logica conseguenza è che bisogna costruire, quindi cementificare, per alloggiare i nuovi arrivati. E bisogna pure costruire le infrastrutture necessarie, strade in primis. Non stiamo parlando di quattro gatti: ogni anno immigrano in Svizzera dalla sola UE circa 80mila persone. Per proteggere il paesaggio, bisognava sostenere l’iniziativa Ecopop, che prevedeva dei tetti massimi per l’immigrazione (articolo 2: “In Svizzera la popolazione residente permanente non può crescere in seguito ad immigrazione di oltre lo 0,2 per cento annuo nell’arco di tre anni”).

Invece i primi a sparare addosso a quell’iniziativa ed ai suoi promotori, denigrando l’una e gli altri con le consuete accuse di “fascismo”, furono proprio i rossoverdi.

Di operazioni tafazziane (dal noto personaggio televisivo che si martellava i “gioielli di famiglia” con una bottiglia) sotto pretesti ambientali ne abbiamo già fatte a sufficienza. Cerchiamo di non reiterare. Il 10 febbraio votiamo No all’iniziativa “contro la dispersione degli insediamenti”.

 

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