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L'OSPITEStoria di ordinario degrado nel paese del “chi se ne frega”

28.01.19 - 14:00
Carlo Zoppi, Consigliere comunale a Lugano e candidato al Gran Consiglio
Storia di ordinario degrado nel paese del “chi se ne frega”
Carlo Zoppi, Consigliere comunale a Lugano e candidato al Gran Consiglio

Sono nato e cresciuto a Pambio-Noranco, ex comune del Pian Scairolo all’imbocco dell’autostrada Lugano Sud. Affettuosamente e anche per sdrammatizzare, ci riferiamo al piano come al Polmone grigio del cantone. Appellativo poco rassicurante ma che ben spiega senza troppi fronzoli lo stato di degrado e abbandono in cui versa la zona di Lugano Sud.

Il nuovo piano regolatore unitario del Comune di Lugano avrà sicuramente bisogno ancora di diversi anni prima di entrare in vigore e integrare le linee direttive di sviluppo del polo per i prossimi 20-30 anni, orientare lo sviluppo della Città valorizzando i suoi punti forti e ottimizzare l’uso e la gestione del nostro bene più prezioso, il nostro territorio e con esso le nostre radici. Fino ad allora le vigenti regolamentazioni risultano insufficienti per garantire una corretta pianificazione che garantisca i principi di sostenibilità e progettualità e che eviti il peggioramento della situazione già ora drammatica a livello di traffico e inquinamento.

Ci troviamo in un punto nel quale amministrazione e politica devono evitare la costruzione selvaggia di edifici che approfittano del vuoto giuridico e che renderanno problematico in futuro lo sviluppo della Città.

Un esempio lampante, sul mappale n. 80 permane un’antiquata destinazione residua dal vecchio PR del Comune di Pambio-Noranco, risalente agli anni ’80. Si è evitato per un soffio un ulteriore scempio con il progetto assurdo d’incastonare nella roccia un Aldi con 70 parcheggi che avrebbe causato ulteriore degrado in un contesto già fortemente compromesso.

Il comparto che va da Pazzallo fino a Barbengo è già stato troppo vittima dell’avidità degli impresari del cemento, coadiuvati dalle compiacenti autorità comunali pronte a svendere il proprio suolo pur d’incassare qualche imposta in più. Prova ne è il San Salvatore, dove cassoni pittoreschi di cemento hanno poco a poco mangiato il fianco della montagna in un’arrogante scalata che non sembra aver fine.

Nonostante il rischio ormai imminente di bolla speculativa, a Lugano come in altri comuni Ticinesi, continuiamo ad utilizzare lo spazio a disposizione per costruire appartamenti di lusso e complessi residenziali di bassa qualità, lasciando in secondo piano le esigenze reali della popolazione e gli effetti negativi su traffico e sulla salute della popolazione.

Occorre quindi regolare il consumo di nuove superfici, in determinati casi anche facendo marcia indietro rispetto a decisioni superate prese in passato. In questo senso l’iniziativa contro la dispersione degli insediamenti in votazione il prossimo 10 febbraio è una buona soluzione da appoggiare con convinzione e coraggio se vogliamo salvare quello che rimane del nostro bel Ticino.

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