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L'OSPITEChi decide l’equità di una “punizione”?

16.01.19 - 15:00
Danilo Forini, Candidato al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio per il Partito socialista
tipress
Chi decide l’equità di una “punizione”?
Danilo Forini, Candidato al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio per il Partito socialista

Lo Stato ha il dovere di proteggere pedoni, ciclisti, automobilisti … noi tutti. Inoltre, chi sbaglia paga. Mettere in pericolo la vita altrui ancora prima che la propria sulle strade è un fatto grave. Certo! Ma quanto grave? Chi decide, non solo se un cittadino che ha sbagliato è ancora pericoloso per la collettività, ma anche fino a che punto deve pagare per i propri errori?

Non conosco i dettagli delle testimonianze riportate da tio.ch il 16.01.2019 e quindi non entro nel merito specifico di queste situazione. I racconti di colleghi, amici e conoscenti però sono spesso simili. Colpisce in particolare un sistema - ma anche delle persone in carne ed ossa che decidono di assumere attitudini inaccettabili - che sembra accanirsi su chi ha commesso degli errori sulle strade. Quasi a voler umiliare il contravventore. È la caratteristica comune più forte che emerge da queste storie: il sentimento di essere spogliati della propria dignità.

E le conseguenze possono andare ben oltre alla multa, alle fatture spropositate per visite e controlli, ai mesi senza patente. Si possono rovinare delle carriere, delle vite e delle famiglie. Emerge forte un sentimento di ingiustizia, anche sociale.

Come già in occasione del dibattito sulla sorveglianza degli assicurati, non smetterò mai di sottolineare il pericolo di lasciare decisioni di questo tipo a funzionari, a periti medici, a rigidi sistemi burocratici di proporzioni gigantesche. Il principio fondamentale del rispetto dello Stato di diritto svizzero sembra essere sempre più allegramente trascurato per altri interessi. In questo caso quelli delle “Strade più sicure”.

La commisurazione della pena, la valutazione della gravità dell’errore, del pericolo di recidiva, delle conseguenze delle misure repressive devono essere sempre valutate da un giudice, da un Magistrato. Che utilizza sì regolamenti e perizie tecniche, ma che assicura quella componente umana essenziale nella valutazione giudiziaria. A tutela di tutti: dei contravventori, degli utenti della strada e del valore fondamentale di Giustizia.

A me sembra che a prevalere nel campo della circolazione stradale, siano ben altri valori: gli interessi economici e la burocrazia

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