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OSPITESì all’autodeterminazione è un sostegno alla democrazia diretta

02.11.18 - 18:35
Elia Ambrosini, Movimento Giovani Leghisti Bellinzonese e Valli
Sì all’autodeterminazione è un sostegno alla democrazia diretta
Elia Ambrosini, Movimento Giovani Leghisti Bellinzonese e Valli

L’iniziativa per l’autodeterminazione dovrebbe essere obsoleta in un vero Stato democratico. La Svizzera è l’unico Paese al mondo in cui il popolo può essere interpellato per ogni decisione presa dal proprio governo o lanciare un’iniziativa popolare. Siamo invidiati da moltissime nazioni democratiche per la nostra democrazia diretta. Se questa iniziativa non verrà accettata il governo potrà continuare a interpretare liberamente le decisioni popolari perché in contrasto con il diritto superiore cioè quello internazionale. Questa iniziativa serve unicamente a rafforzare la democrazia. Abbiamo infatti visto troppe volte le iniziative popolari, approvate dal popolo, non venire applicate come votate (ad esempio l’iniziativa contro l’immigrazione di massa). In Svizzera il governo non è corrotto per un unico motivo, la democrazia diretta. Alcune persone si possono comprare ma è impensabile corrompere l’intero popolo.

Nel 2012 una sentenza del Tribunale Federale mise il diritto internazionale al di sopra della Costituzione Svizzera. Questa iniziativa si pone una semplice domanda: vogliamo mantenere la democrazia diretta o preferiamo che qualcun altro decida per noi?

Votando sì non vuol dire che si vuole stravolgere il sistema giuridico, ma unicamente che si vuole tornare alla situazione precedente alla decisione del Tribunale Federale.

I contrari all’iniziativa affermano che l’iniziativa metterebbe in pericolo i diritti dell’uomo e che oltre 600 trattati internazionali dovrebbero essere messi in discussione. Ciò è totalmente falso dato che la costituzione Svizzera è la più completa in materia di diritti umani. Sono stati analizzati tutti questi trattati internazionali e non ne hanno trovato nemmeno uno che viola la Costituzione tranne quello sulla libera circolazione. In caso contrario, i trattati in pericolo sarebbero pubblicizzati su ogni manifesto anti iniziativa per l’autodeterminazione.

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