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L'OSPITELa scuola che NON verrà

23.09.18 - 18:32
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale e municipale di Lugano (Lega dei Ticinesi)
Ti Press
La scuola che NON verrà
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale e municipale di Lugano (Lega dei Ticinesi)

Malgrado la massiccia propaganda di regime, la mobilitazione delle truppe cammellate, la stampa schierata, il clima alla "No Billag", ... la maggior parte dei ticinesi ha respinto in modo chiaro la riforma ideologica "la scuola che verrà". Se il comitato referendario di quattro gatti l’ha spuntata, vuol dire che gli argomenti dei contrari alla riforma non erano, come arrogantemente dichiarato dal capo dipartimento, “bufale e disfattismo”.

I ticinesi hanno detto NO ad una scuola non svizzera, NO al livellamento verso il basso, NO a modelli stranieri fallimentari, NO ad un costosissimo piano occupazionale per docenti frontalieri, NO all’ugualitarismo spinto ed ideologico, NO ad una sperimentazione che non sarebbe stata affatto tale bensì l’inizio della riforma.
Dire NO a questa riforma sbagliata non significa dire no a qualsiasi riforma. Dichiarare che dopo il voto di oggi la scuola ticinese è destinata a rimanere nei secoli così com’è oggi, suona come una ripicca all’indirizzo del popolazzo che ha osato votare “sbagliato”. Della serie: o votate come dico io, oppure siete delle capre, e quindi... cavoli vostri!

Ovviamente le nuove proposte di riforma dovranno tenere conto del responso odierno. Quindi, se per caso il capodipartimento ed i suoi burocrati hanno in mente di far rientrare dalla finestra, magari con la tattica del salame (una fetta alla volta), quello che è uscito dalla porta, faranno bene a levarselo subito dalla testa.

Davanti al voto odierno, il triciclo PLR-PPD-PS dovrebbe per l’ennesima volta chiedersi chi rappresenta. Particolarmente scomoda la posizione di PLR e PPD che hanno incomprensibilmente scelto di salire sul carro della riforma “rossa” rimediando l’ennesima sconfitta.

Se l’establishment viene regolarmente asfaltato mentre gli spregevoli “populisti” risultano vincenti nelle urne, un qualche motivo ci dovrà pur essere. Questo vale, tra l’altro, anche per il Sì al divieto di Burqa deciso oggi nel Canton San Gallo.

 

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