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L'OSPITELe armi di Cassis

14.09.18 - 14:27
Fabrizio Sirica, vicepresidente PS
Tipress
Le armi di Cassis
Fabrizio Sirica, vicepresidente PS

La recente notizia dell’allentamento delle norme sull’esportazione di armi verso i paesi nei quali è in corso una guerra civile sta indignando molte persone, compreso il sottoscritto. Vendere strumenti di morte, soprattutto a chi è coinvolto in un conflitto, è sempre una decisione deprecabile, ma se a farlo è la neutrale Svizzera, diventa semplicemente inaccettabile!
Una decisione che avrà conseguenze gravissime, in primis sulle persone che verranno uccise e ferite dalle “nostre armi”, in secondo luogo sull’immagine e la credibilità del nostro paese.
Allora occorre trasparenza e chiarezza: di chi è la responsabilità di questa scellerata scelta? Un nome su tutti è a mio modo di vedere quello di Ignazio Cassis. Il suo predecessore Didier Burkhalter ha recentemente dichiarato pubblicamente la sua posizione contraria rispetto alla vendita di armi, ergo, a spostare gli equilibri e creare la maggioranza in Consiglio Federale, insieme ai due UDC e al collega PLR, è stato proprio l’esponente liberale ticinese. In una sorta di scontato quanto triste puzzle, si incastra perfettamente la scelta di Cassis di aderire, proprio qualche settimana prima della sua elezione al Consiglio federale, alla Pro-Tell, l’influente lobby delle armi che fa pressione per avere un mercato privo di regole nell’ambito degli armamenti.
Oltre alle motivazioni di carattere personale che hanno verosimilmente convinto il candidato ad offrirsi alla lobby, le argomentazioni dei favorevoli per esportare armi anche in paesi coinvolti da conflitti interni sono di natura economica. Ma io mi chiedo: dobbiamo veramente renderci complici di omicidi per la venale aspirazione di qualche azienda? Dobbiamo davvero sacrificare la nostra credibilità di mediatore internazionale, la nostra tradizione neutrale, i nostri profondi valori umanisti anche sanciti nella Costituzione, per qualche milione di franchi nelle tasche di pochi? La mia risposta è no, no e ancora no! Se le armi di Cassis sono legate al lobbismo e alle intricate relazioni di potere gestite nella sua casta liberale, le armi della democrazia ci permetteranno a breve di lanciare un’iniziativa popolare per vietare la scellerata procedura dell’esportazione di armi verso paesi instabili. Perché anche se per qualcuno pecunia non olet, per noi il tanfo di ipocrisia è nauseante e insopportabile! E attenzione ad applaudire ancora il “nostro” Consigliere federale ticinese: i profitti della vendita d’armi nei paesi in guerra sono insanguinati e pesano sulla coscienza.

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