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Giovanni Poloni, Economista, Mendrisio
Il prossimo 10 giugno 2018 la popolazione sarà chiamata ad esprimersi in merito ad una complessa iniziativa denominata “Moneta Intera”. Essa richiede un cambio totale del nostro sistema finanziario, rinomato per la sua stabilità, indipendenza dal sistema politico ed affidabilità anche in situazioni di gravi turbolenze economiche. L’iniziativa, da un punto di vista teorico, vuole togliere competenze alle banche, accentrando sulla Banca Nazionale Svizzera (BNS) il potere assoluto di emettere moneta scritturale. Dunque, concedendo un monopolio altamente pericoloso, in quanto la BNS dovrebbe occuparsi di distribuire la moneta direttamente ai privati e allo Stato se necessario, rendendo possibili conflitti d’interesse col mondo politico. Infatti, la stabilità monetaria di una nazione è tanto più alta quanto la propria banca nazionale è indipendente dalle volontà della politica.
Per i cittadini, le conseguenze possono essere molto negative e imprevedibili dato che nessun paese al mondo ha mai applicato tale sistema. Le banche commerciali non potrebbero più concedere crediti che – nel sistema attuale – sono finanziati anche tramite i cosiddetti depositi a vista (il semplice conto salario, un giroconto ecc). Ciò porterebbe a maggiori costi, insicurezza gestionale e difficoltà nella concessione di ipoteche e crediti alle aziende. Da economista, seppur interessato da un concetto puramente teorico discutibile nei circoli accademici, voto NO deciso ad un salto nel buio per la nostra piazza finanziaria, già messa a dura prova dalle sfide internazionali degli ultimi anni.
