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L'OSPITEParità salariale: indecorosa proposta del Consiglio degli Stati

04.06.18 - 14:43
Forum Alternativo
Ti Press
Parità salariale: indecorosa proposta del Consiglio degli Stati
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Mentre il Fondo monetario internazionale afferma che la parità salariale ha chiari benefici sul Pil, negli scorsi giorni il Consiglio degli Stati ha discusso e approvato una modifica di legge assolutamente inconsistente e blanda. Ora la palla passa al Consiglio nazionale. Malgrado persistano importanti e ingiustificate differenze nelle retribuzioni tra donne e uomini, appare chiaro che la politica e il padronato non hanno alcuna intenzione di porre fine a questa vergognosa situazione. Bisogna ora favorire un cambio di passo, lanciare un segnale forte e scendere sul terreno della mobilitazione sociale: tutte e tutti a Berna il prossimo 22 settembre alla grande manifestazione nazionale a difesa della parità salariale e dei diritti. Una manifestazione, che auspichiamo, possa rappresentare il trampolino di lancio verso mobilitazioni ancora più incisive.

Un siparietto davvero indecoroso quello andato in scena negli scorsi giorni al Consiglio degli Stati che ha prodotto un risultato davvero misero e che ha addirittura annacquato il progetto sostenuto dal Consiglio federale: in futuro le aziende che impiegano più di 100 dipendenti dovranno svolgere un’analisi sulla parità salariale. La verifica degli stipendi sarà limitata a 12 anni e nessuna sanzione è prevista per le aziende che non rispettano la parità salariale. Una proposta, quella formulata dal Consiglio degli Stati non solo assolutamente inadeguata ma diremmo lesiva della dignità delle donne!

Mentre addirittura un’istituzione come il Fondo monetario internazionale in uno studio pubblicato recentemente afferma che la parità salariale promuove la stabilità economica e avrebbe ricadute oltremodo positive sul Pil in Svizzera le donne continuano ad essere defraudate. 3 franchi all’ora, 590 franchi al mese, 7'000 franchi all’anno, 303'000 franchi nell’intera vita professionale. Queste sono le cifre, questi sono i soldi che vengono sottratti alle donne cui il nostro Paese non riconosce la parità salariale. Dati resi pubblici lo scorso 1 giugno da Work, il giornale pubblicato in Svizzera tedesca dal sindacato Unia, che ha commissionato un’indagine al Büro Bass, autorevole istituto bernese. Impressionante e vergognoso.

Siamo a 37 anni dall’introduzione nella Costituzione federale del principio che ha sancito pari diritti per uomini e donne, e a oltre 20 anni dall’applicazione legislativa del principio costituzionale, attraverso l’entrata in vigore della legge sulla parità. Eppure ancora oggi le donne percepiscono salari nettamente inferiori a quelli dei loro colleghi uomini. Eppure malgrado viviamo in uno Stato che dovrebbe essere di diritto il Parlamento sta facendo melina favorendo un’operazione di pura cosmesi che non porrà fine a questa profonda ingiustizia.

È necessario un deciso cambio di passo. Per farlo bisogna scendere sul terreno della mobilitazione, promuovendo una vera e propria campagna di società che sia in grado di risvegliare le coscienze. Tutte e tutti a Berna il prossimo sabato 22 settembre per la grande manifestazione nazionale a difesa della parità. Noi ci saremo!

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