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L'OSPITEDi politici con gli attributi: il marchio Cassis

20.05.18 - 20:30
Sinue Bernasconi, già Vicepresidente GLRT
Di politici con gli attributi: il marchio Cassis
Sinue Bernasconi, già Vicepresidente GLRT

Da più parti si è gridato allo scandalo per le recenti esternazioni di Cassis riguardo all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi (UNRWA). Il Senatore Lombardi – uno dei più tiepidi – diceva, ai microfoni della RTS, di “faticare a capire”. La dichiarazione del Ministro sarebbe a fortiori grave poiché alla testa della suddetta Agenzia v’è uno svizzero.

Al di là del contenuto della dichiarazione – su cui non mi esprimerò poiché non conosco a sufficienza né il conflitto israelo-palestinese, né la storia dei due popoli – ho apprezzato la schiettezza di Cassis. Per smuovere lo scacchiere, talvolta, bisogna eseguire mosse inaspettate; mosse che provocano reazioni, anche forti. Parlare sempre in politichese, caratteristica a cui ci hanno abituato i membri del Consiglio federale (anche per via di un principio di collegialità molto marcato e delle ripercussioni nazionali e internazionali che possono avere le loro dichiarazioni) non è sempre la soluzione migliore.

Cassis non è nuovo a questo stile comunicativo schietto e trasparente. Lui “è e rimane” – come mi ha confermato giovedì di persona – “semplicemente sé stesso”. Poco importa se ora dirige il DFAE. Cassis rimane Cassis, coi suoi pregi e i suoi difetti.

Lo ricordo affermare, durante un comizio elettorale nel Mendrisiotto, che “in un futuro non troppo lontano si dovrà innalzare l’età di pensionamento a 70 anni”. “Che coraggio – pensavo – parlare in questi termini davanti a una platea di 200 persone che devi convincere a votarti suona così masochistico…”. Ma non per tutti. Non per chi non si ferma al contenuto del messaggio – sgradito per quanto realistico – e ne apprezza la trasparenza e l’onestà, pietre angolari di un duraturo rapporto di fiducia.

Rituffandoci nella “vicenda palestinese”, che alla presidenza dell’Agenzia vi sia un diplomatico svizzero c’entra come i cavoli a merenda. È come dire che un imprenditore svizzero, con un’attività economica all’estero, non può muovere delle critiche a un suo salariato, o viceversa, solo perché quest’ultimo è… della medesima nazionalità?! Ma stiamo scherzando? Cos’è questa discriminazione? Se a capo dell’Agenzia vi fosse stato un congolese o un serbo le dichiarazioni di Cassis sarebbero state meno fuori luogo, a detta dei criticanti?

Giovedì Cassis non è affatto scivolato, ma ha adottato un profilo politico e un metodo comunicativo abbracciato da tempo con cognizione di causa, soppesando minuziosamente pro e contro.

Ora, con questo non voglio suggerire che super Cassis si è armato di bazooka e sparerà – politicamente parlando – su qualsivoglia tematica o persona, come un sorta di Trump in salsa confederata. Al contrario, Cassis è conosciuto per essere un gran negoziatore e creatore di consenso, la cui personalità affabile,
estroversa, e lo spiccato senso dell’umorismo gli rendono sicuramente il compito più facile e naturale. Ma la questione non è tanto ripartire i politici secondo la dicotomia “coi guanti”/“con le palle”: l’abilità maggiore sta piuttosto nel sapere calarsi nelle vesti dell’uno o dell’altro profilo a seconda delle contingenze.

Pertanto, trovo esagerate le reazioni di chi si scandalizza per la presa di posizione di Cassis che, al contrario, testimonia del carattere e della risolutezza del capo del DFAE. Personalità che si esprimono senza troppi ghirigori e peli sulla lingua, noncuranti di perdere popolarità per il bene comune, si contano sulle
dita di una mano. Viva i politici, donne e uomini, con le palle!

 

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