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L'OSPITEPrima i nostri: quando la disinformazione la fa da padrone

27.02.18 - 10:49
Henrik Bang, membro della commissione “Prima i nostri” e deputato PS al Gran Consiglio
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Prima i nostri: quando la disinformazione la fa da padrone
Henrik Bang, membro della commissione “Prima i nostri” e deputato PS al Gran Consiglio

Mercoledì 21 febbraio il Gran Consiglio ha votato sulla proposta di legge “Prima i nostri” respingendola a maggioranza. I deputati che hanno preso questa decisione immancabilmente la domenica successiva sono stati accusati, dal noto settimanale, di essere degli affossatori, menefreghisti irrispettosi della volontà del popolo.

Il 25 settembre 2016 il Popolo ha approvato l’iniziativa «Prima i nostri!» che ha modificato la Costituzione cantonale, completandone inoltre gli obiettivi sociali elencati nell’art. 14. La procedura di conferimento della garanzia federale secondo l’art. 51 cpv. 2 della Costituzione federale (Cost.) è avvenuta nella scorsa sessione autunnale delle Camere e questa è stata presentata dagli iniziativisti come una grande vittoria. Se però ci addentriamo e analizziamo il messaggio del Consiglio federale in merito al conferimento della garanzia federale concessa a ‘Prima i nostri’ subito ci balzano all’occhio i seguenti importanti passaggi che riporto letteralmente:

    • “Alla luce dei vincoli posti dal diritto federale in relazione al contratto di lavoro e alla protezione dei lavoratori (art. 110 e 122 Cost; legge del 13 marzo 1964 sul lavoro, legge 8 novembre 1999 sui lavoratori distaccati), il margine del Cantone nell’attuare gli obiettivi dell’iniziativa in modo conforme al diritto federale è molto limitato.
    • Il Cantone non dispone di molto margine neanche per quello che riguarda il diritto degli stranieri, in particolare dall’adozione della legislazione esecutiva relativa all’art.121° Cost.
    • Ma anche le possibilità del Cantone in ambito estero sono limitate: infatti può concludere trattati con l’estero solo per quel che riguarda le competenze cantonali…
    • Infine devono essere rispettati numerosi vincoli dettati dall’Accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE…

Nel nostro paese esiste una gerarchia di leggi: quelle cantonali, quelle federali e gli accordi internazionali sottoscritti dalla Confederazione. Le prime non possono essere in contrasto né con le seconde né con gli accordi sottoscritti e votati dal popolo. Sono le regole della nostra democrazia, voluta, conquistata e votata da noi svizzeri.

Il progetto di legge proposto con l’iniziativa parlamentare generica per la legge d’applicazione della preferenza indigena non è altro che la legge di applicazione alla legislazione federale in materia di persone straniere del 8 giugno 1998 a cui è stato cambiato il titolo e sono stati inseriti tre nuovi articoli (molto fragili dal profilo legale). In poche parole, si tratta di marketing politico che non fa altro che gettare del fumo negli occhi dei cittadini.

Interessante è riportare una parte delle conclusioni del messaggio governativo, sostenuto all’unanimità da tutti e 5 i nostri Consiglieri di Stato.

“Come abbiamo rilevato sopra, le norme centrali del progetto, cioè gli art. 2 e 3, si pongono in contrasto con il diritto superiore. Reputiamo che tali norme non possano prestarsi a un’interpretazione conforme al diritto federale. Infatti, i testi delle norme federali e cantonali sono in contraddizione tra loro….Spetterà poi all’Assemblea federale nell’ambito della decisione sul conferimento della garanzia federale e ai tribunali delineare i limiti di intervento dei Cantoni. Tuttavia, crediamo che il diritto superiore non lasci spazio alle norme cantonali proposte. Pertanto, invitiamo il Gran Consiglio a respingere l’iniziativa parlamentare.”

Concludo affermando che il menu di ‘Prima i nostri’ poteva essere molto allettante: peccato però che mancano gli ingredienti legali per poterlo cucinare in ambito locale. Con gli elettori e il popolo bisogna essere onesti, lanciare iniziative popolari realizzabili e conformi alle leggi, altrimenti non resta che cambiare democraticamente le leggi superiori e gli accordi internazionali che ostacolano la realizzazione delle iniziative proposte. Il popolo ticinese merita rispetto e onestà politica. Il Consiglio di Stato all’unanimità, compresi pertanto i Consiglieri di Stato della Lega Norman Gobbi e Claudio Zali, hanno avuto il coraggio e il senso civico di votare contro questa proposta di legge farlocca (e non contro il principio) esattamente come ho fatto io, come ha fatto il gruppo socialista e la maggioranza del parlamento.

 

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