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L’OSPITEDove va uno Stato senza giustizia?

22.02.18 - 17:13
Karin Valenzano Rossi, vicepresidente PLRT
Ti Press
Dove va uno Stato senza giustizia?
Karin Valenzano Rossi, vicepresidente PLRT

Con il passar del tempo sono un avvocato e ancor più una cittadina amareggiata. Forse sono gli anni di professione che passano o forse semplicemente il sistema giudiziario che peggiora. Specchio di una società che va lentamente alla deriva, perdendo vieppiù i propri valori e la convinzione che sia giusto mantenere un alto livello di civilizzazione.

I primi a dare sfoggio di questo decadimento sono ahimè molto spesso gli stessi esponenti dello Stato e sovente proprio in relazione alle procedure di nomina per la magistratura. La verità è probabilmente una sommatoria di più fattori. Purtroppo la constatazione è amarissima per chi ha un profondo rispetto per le leggi, per il sistema giudiziario e più in generale per le istituzioni; per chi è cresciuto e vissuto nella convinzione che tutto sommato una giustizia ragionevolmente corretta e funzionante esista.

 Temo di dover constatare che non è così, che anche qui ci si sta conformando al malvezzo di altri Stati e sistemi a noi vicini o più lontani, in cui le procedure civili pendono per anni; dove le sentenze sono spesso sbagliate con la conseguente necessità di impugnative costose e lunghe; dove le autorità di esecuzione sono sovraccariche e senza idonei strumenti per mettere lo stato al servizio dei cittadini; dove le inchieste penali sono incagliate nell’incapacità di reperire il bandolo della matassa, a tutto vantaggio dei furbetti e dei malavitosi, che qui trovano terra fertile per continuare nelle loro nefandezze e infine pene talvolta troppo miti, con l’unica eccezione delle infrazioni alla circolazione stradale, che invece vengono represse con estremo rigore.

Un paese senza il potere giudiziario efficace e funzionante è un sistema paese destinato a indebolirsi, dove l’economia non può prosperare e dove il cittadino non è protetto e soprattutto non è invogliato a comportarsi rettamente, perché il sistema premia – al contrario – coloro che non lo fanno. Un’apoteosi del paradosso e un elogio ai furbetti. Vogliamo davvero continuare in questa direzione?

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