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L'OSPITEI massimi dirigenti della Posta in difficoltà

09.02.18 - 16:38
Comitato "Uniti in difesa del servizio postale"
Ti Press
I massimi dirigenti della Posta in difficoltà
Comitato "Uniti in difesa del servizio postale"

Il recentissimo libro di Graziano Pestoni “La privatizzazione della Posta Svizzera”, ha rilevato che i conti della Posta sono di difficile lettura, opachi, in qualche caso addirittura “taroccati”. Lo farebbe, per esempio, per giustificare più facilmente le chiusure degli uffici postali, per imporre misure di risparmio o anche per camuffare il livello dei prezzi, tra i più alti di Europa.

Quanto apparso sui quotidiani riguardo ai trucchi contabili di Autopostale, una azienda appartenente al gruppo Posta SA, rappresenta un “salto di qualità” rispetto al modo di presentare i conti. Non si tratterebbe più solo di scarsa trasparenza, poco rispetto nei confronti di utenza e Confederazione, già di per sé fatti gravi, bensì di illegalità.

La Posta ha dichiarato che “rimborserà a Confederazione e Cantoni l’integralità delle indennità indebitamente percepite”, per un totale di 78 milioni di franchi tra, il 2007 e il 2015. Aggiunge che sono “da escludere il conseguimento di vantaggi personale e che sono già stati presi provvedimenti contro i responsabili”.

La realtà sembra però diversa. Peter Hasler, già direttore della potente Unione padronale svizzera e già presidente del Consiglio di amministrazione della Posta, nonché Susanne Ruoff, direttrice, sarebbero stati informati già anni fa di questi illeciti versamenti. L’Ufficio federale dei trasporti ha pure dichiarato di aver riscontato difficoltà per circa un anno per ottenere l’insieme della contabilità.

Occorre osservare, non da ultimo, che questi versamenti hanno migliorato i contri della Posta di 78 milioni di franchi, quindi anche l’importo sul quale sono definiti i generosi bonus della direttrice Ruoff. Al di là dell’operazione ai danni della Confederazione, non sarebbe quindi esatto affermare che questi versamenti non avrebbero comportato vantaggi personali.

La politica della Posta praticata dal 1997, ossia dal momento in cui è stata privatizzata è contestata da più parti. La Posta infatti non si cura più della qualità del servizio offerto ai cittadini. I responsabili finora apparivano però solo come i fedeli esecutori di decisioni prese dalle Autorità federali (Consiglio federale, Camere federali). Questi fatti dimostrano invece atteggiamenti inammissibili dal profilo dell’etica, del rigore e della correttezza: se fossero confermati, non si vede come la direttrice e il Consiglio di amministrazione possano evitare di dimettersi immediatamente. Sperando che la loro uscita non sia accompagnata da altre liquidazioni generose, come spesso accade in queste situazioni.

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