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L'OSPITEPer un’informazione davvero libera, SI all’iniziativa “NO Billag”

06.02.18 - 23:09
Lofaro Vincenzo, Membro e delegato Comitato UDC Ticino
Per un’informazione davvero libera, SI all’iniziativa “NO Billag”
Lofaro Vincenzo, Membro e delegato Comitato UDC Ticino

Il 4 Marzo si avvicina… vota SI all’iniziativa “NO Billag”!

Tra poco tempo, il popolo si esprimerà in merito all'iniziativa “NO Billag”. Trovo doveroso elencare e riflettere su alcuni punti importanti che sono legati a questa votazione.

Nel 2015 il popolo svizzero ha accolto con il 50,08% di sì (cioè meno di 4000 schede di differenza) la modifica della legge sulla radiotelevisione, la quale prevede il passaggio a un pagamento esteso e generalizzato a tutte le economie domestiche e alle imprese di una certa grandezza. In quel caso il popolo si è fatto convincere grazie alla promessa di abbassamento del canone a 400 CHF. Possiamo quindi dire che già nel 2015 il popolo era nettamente diviso a metà: un segnale importante sia per il Consiglio Federale sia per la SRG.

Per fronteggiare le conseguenze di questa votazione, si è creata l'iniziativa “NO Billag”, al fine di dare libertà di scelta mediatica al cittadino senza l’imposizione di un canone obbligatorio. L'11 Dicembre 2015 sono state consegnate 114'000'000 firme alla Cancelleria Federale e l’iniziativa è dunque arrivata a essere sottoposta al voto popolare.

Il testo dell'iniziativa parla chiaro e le intenzioni sono ovvie: si vuol abolire il canone sui servizi radiotelevisivi.

Art.1
1 L’iniziativa popolare dell’11 dicembre 2015 «Sì all’abolizione del canone radio-televisivo (Abolizione del canone Billag)» è valida ed è sottoposta al voto del Popolo e dei Cantoni.
2 L’iniziativa ha il tenore seguente: La Costituzione federale è modificata come segue:

Art. 93 cpv. 2–6
2 Ex capoverso 3.
3 La Confederazione mette periodicamente all’asta concessioni per la radio e la televisione.
4 La Confederazione non sovvenziona alcuna emittente radiofonica o televisiva. Può remunerare la diffusione di comunicazioni ufficiali urgenti.
5 La Confederazione o terzi da essa incaricati non possono riscuotere canoni.
6 In tempo di pace la Confederazione non gestisce emittenti radiofoniche e televisive proprie.

Durante la seduta del Consiglio Federale del 18 ottobre 2017, il Consiglio Federale ha deciso che dal gennaio 2019 la quota del canone sarà fissata a 365 CHF; si tratta di una palese mossa finalizzata ad
avvantaggiare il NO alle urne, sostenendo la propaganda di “1 Fr al giorno”.

La SRG è composta da 6000 dipendenti con una massa salariale di 531'000'000, di cui 1/5 va a favore dei circa 500 quadri dove il guadagno medio di ogni quadro si aggira attorno ai 225'000 CHF annui, mentre circa 3'000'000 di franchi sono da dividere tra il comitato direttivo, ovvero circa 425'000 CHF annui più 11% della massa salariale in base agli obiettivi raggiunti. Uno stipendio medio per i dipendenti di 107'454 CHF.

Sono cifre da capogiro se si pensa che un cittadino che guadagna 3500 CHF si ritrova poi a dover fronteggiare una una spesa obbligatoria di 450 CHF (365 CHF, a partire dal prossimo anno; ma sempre con l’ipotesi, esplicitata dall’articolo di legge, che la somma possa variare).

Nel 2016 le economie domestiche ammontavano a 3'682'475. In 4 anni dal 2012 al 2016 si è assistito a un aumento di 200'000 economie domestiche. Volendo fare i calcoli (200'000 x 450), si rileva un totale di 90’000’000 CHF di ulteriori entrate “potenziali”.

Abbiamo forse mai visto un ribasso, nonostante l'aumento delle economie domestiche? La risposta è NO.

La legge votata dal popolo nel 2015 ha tuttavia sentenziato proprio in merito al cambio di valutazione circa il sottostare al pagamento del Canone radio-televisivo e si prevede il passaggio dal pagamento esclusivo da parte dei cittadini che possiedono uno strumento di comunicazione (PC, Smartphone, radio o televisione) a quello esteso indistintamente a tutte le economie domestiche; ciò comporta quindi, in futuro, la fine dei controlli a domicilio volti a verificare l’effettivo possesso, da parte dei privati, di apparecchiature adatte alla visione o all'ascolto di servizi forniti dalla SRG.

Dal 1 gennaio 2019 questo canone diventerà dunque una tassa, la quale, checché ne dicano i favorevoli al NO, non è elaborata come tale ma prelevata direttamente al cittadino senza tener conto della propria
situazione economica e dunque del suo reddito.

A ciò si aggiunge il fatto che il canone è in prova per due anni, durante i quali si avrà la possibilità di valutare l’adeguatezza del prezzo e decidere di conseguenza, in base alla situazione della SRG, se il canone debba ritornare agli iniziali 450 CHF.

La SRG ha come mandato quello di offire un servizio pubblico; questo mandato risulta un po’ obsoleto pensando ai progressi e al tipo di informazione che il cittadino desidera, il quale cerca sempre più una scelta variegata di programmi ed è sempre più propenso a leggere le notizie sul web.

Se di servizio pubblico si vuol parlare e se davvero lo si vuole paragonare alla scuola o altri servizi pubblici viari, bisogna dire che questo servizio pubblico non può essere gestito diversamente, se non tramite le imposte sul reddito.

Votando NO il popolo permetterà al Consiglio Federale di creare un precedente, cioè creare una tassa obbligatoria, la quale, dal mio punto di vista, risulta anticostituzionale.

Il cittadino paga già un Provider privato per avere un collegamento internet, con il quale può informarsi, guardare dello sport, dei documentari e molti altri programmi.

Per questo motivo non è vero che il cittadino pagherà di più: questo avverrà soltanto se egli deciderà di abbonarsi a canali paytv specifici, fatto che rientra, peraltro, nella libertà di scelta di ogni privato.

Considero, inoltre, poco corretto che degli studenti che studiano fuori sede debbano pagare ancora il canone SRG , nonostante i propri genitori paghino anch’essi annulamente la somma prevista. Il canone, infatti, non tiene conto dei nuclei famigliari ma è sottratto in base alle economie domestiche. Ciò significa che se i figli che studiano fuori sede sono quattro, una famiglia deve pagare per ben cinque volte il canone: coi tempi che corrono, la cosa appare alquanto ridicola.

La stessa cosa vale per i cittadini in disoccupazione, per le persone in assistenza (che percepiscono una cifra che superi il minimo vitale) e per gli anziani in pensione che, senza complementare, devono sostenere una spesa molto influente sulla loro già ristretta pensione.

Queste persone non dovrebbero pagare nessun canone, in quanto la loro situazione risulta precaria e non dovrebbe essere ulteriormente aggrava dalla Confederazione. A questo proposito va notato un fatto assai bizzarro: le persone in difficoltà vengono aiutate tramite i finanziamenti della Confederazione (cioè, indirettamente, da tutto il popolo che paga tasse e imposte) e la stessa provvede poi a riprendersi una parte di quei finanziamenti: curioso. Le uniche persone che usufruiscono del sostegno finanziario della Confederazione e che non devono pagare il canone sono coloro i quali ricevono una complementare,
nonché le persone che abitano in una casa anziani.

A tutti questi argomenti si aggiunge anche un’altra questione. I dipendenti della SRG, salvo il comitato direttivo e i quadri, non hanno mai pagato il canone e lo faranno solo dal 2019… questa sarebbe
solidarietà ?

Per concludere vorrei esporre un fatto di notevole importanza. Nelle ultime settimane i canali SRG ci sommergono di propaganda politica a favore del “NO”: neanche un servizio televisivo o radiofonico si
preoccupa di esporre le conseguenze di un “SI” in maniera neutrale. Il cittadino medio non può ragionare liberamente ed è influenzato dall’immenso potere mediatico che la SRG possiede e che sta esternando in maniera estremamente consapevole e alquanto sleale. Questa sarebbe l’informazione neutrale per la quale i cittadini dovrebbero votare “NO”? La propaganda politica degli ultimi giorni si avvicina davvero a ciò che si definisce “terrorismo mediatico” e questo è estremamente anticostituzionale se si pensa che la Costituzione Svizzera si promette di garantire un’informazione neutra e apolitica. È legittimo tirare acqua al proprio mulino, ma ciò va fatto senza venire meno ai propri obblighi costituzionali.

Votando NO il popolo darà ancora più libertà alla SRG (la quale, come visto, sta usando il suo potere mediatico senza rispettare la Costituzione) di continuare ha prelevare soldi senza nessuna riforma, senza
nessun cambiamento, ma semplicemente continuando a far prevalere l'informazione politica più di sinistra o più conforme al Consiglio Federale che l'ha sostenuta su tutti i fronti. Quest’ultimo – va detto – ha comunque esposto anche le conseguenze positive di un sì, all’interno del materiale di voto che noi tutti abbiamo ricevuto.

Per preservare la libertà di informazione (che negli ultimi giorni sta davvero vacillando) e per mantenere la democrazia è fondamentale votare SI all'iniziativa “NO Billag”: in questo modo il cittadino sarà libero di potersi informare e di poter pagare soltanto quello che preferisce guardare.

7Sui social i dipendenti RSI e i favorevoli al NO rispondo con veemenza e poco rispetto a chi sostiene l'iniziativa, ma soprattutto non capiscono che c'è una parte del popolo che esige un cambiamento e che non
vuole più pagare un canone e lasciare il monopolio mediatico alla SRG.

I favorevoli al NO gridano alla disfatta, con addirittura politici che parlano di apocalisse, catastrofi nazionali, scomparsa di minoranze linguistiche… mentre, a detta loro, i favorevoli al SI dovrebbero vergognarsi per i possibili posti di lavoro che andranno persi. Ricordiamoci, invece, quanto detto dal Consiglio Federale nel materiale di voto: l’approvazione dell’iniziativa comporterebbe l’apertura di un numero considerevole di nuovi posti di lavoro. Si tratta di disinformazione bella e buona.

Per me non ci sono dipendenti di serie A o B, perciò chi deve cercare un piano B sono piuttosto i dirigenti SRG … ma dovranno farlo senza un canone!

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