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L'OSPITEUn referendum contro i ricatti e le bugie

15.12.17 - 14:14
Unione sindacale svizzera - Ticino e Moesa
Un referendum contro i ricatti e le bugie
Unione sindacale svizzera - Ticino e Moesa

Alla luce del voto del Gran Consiglio in merito alla riforma fiscale, l’Unione sindacale svizzera, sezione Ticino e Moesa (USS-Ti) ribadisce il sostegno al referendum come deciso dal proprio comitato cantonale.

L’economista Silvano Toppi l’ha spiegato nell’ultimo numero di Area, oggi viviamo nell’economia del ricatto, dove la tentazione del ricatto è diventata sistema. Governo e Parlamento ripropongono sgravi fiscali per le grosse aziende, le holding e i milionari. La riforma favorisce i grandi patrimoni mentre le conseguenze verranno pagate dalla popolazione con gli inevitabili tagli. La fattura finale si aggirerà sui 50 milioni di perdite per la collettività, tra casse cantonali e comunali. Questi sgravi sono inoltre solo la prima tappa di ulteriori politiche di defiscalizzazione a beneficio di pochi.

Come scrive Toppi, siamo di fronte all’immancabile lamento e ricatto: i ricchi troppo tassati se ne vanno e perdiamo grosse entrate. La politica da anni ripete il ritornello. Ma c’è un ma. “Il risultato paradossale è che le perdite fiscali verificatesi per partenze “da ricatto” in quattro anni sarebbero un quinto…di quanto si vuole ora invece regalare in deduzioni fiscali solo in imposte sulla sostanza”. Dunque pago quattro per evitare uno? L’interrogativo posto dall’economista ci riguarda tutti.

Ricordiamoci che l’ideologia degli sgravi fiscali per grandi aziende e grandi patrimoni è sempre accompagnata dal discorso sui suoi benefici per l’insieme della società. Ma si tratta di una bugia. Dal 2008 al 2015, in Ticino le imprese sono passate da 20'000 a 38'000. Eppure il tasso di povertà è salito dal 10,4% al 17,3% e il rischio di povertà dal 21,1% al 31,4%. Il doppio rispetto alla media nazionale. Il numero di persone che devono richiedere l’assistenza è raddoppiato e supera ormai le 8'000 unità. Il minor carico fiscale di cui hanno beneficiato in questi decenni le imprese e i contribuenti facoltosi non ha portato a significativi investimenti nel territorio. Quanto risparmiato è finito nei mercati finanziari e speculativi. Il tessuto economico ticinese si è invece impoverito, perché è venuto a mancare il sostegno del settore pubblico a seguito dei tagli che lo Stato e gli enti locali hanno dovuto effettuare. Il ricatto ha prodotto povertà. Il referendum è necessario.

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