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L'OSPITEIl silenzio del servizio pubblico

14.12.17 - 11:26
Bruno Besomi, Membro del Consiglio Regionale della CORSI e dell’Assemblea dei Delegati della SSR SRG
Ti Press
Il silenzio del servizio pubblico
Bruno Besomi, Membro del Consiglio Regionale della CORSI e dell’Assemblea dei Delegati della SSR SRG

Se il 4 marzo 2018 non ci recheremo alle urne, o lo faremo senza un’inequivocabile chiarezza sulla scelta da operare, metteremo in gioco il futuro del servizio pubblico offerto dalla radiotelevisione svizzera.

Secondo un recentissimo sondaggio curato dai promotori della NO-Billag, sondaggio a dire il vero un po’ superficiale e tendenzioso, una fetta importante di cittadine e cittadini non crede che l’abolizione del canone radiotelevisivo sarà letale per il servizio pubblico.

L’ho già scritto più volte, ma anche oggi lo ribadisco, che senza il canone la SRG SSR dovrà chiudere i battenti entro la fine del 2018 e non potrà ridimensionarsi o riformarsi.

Secondo altri sondaggi, le generazioni fino al 1965 sono considerate “ubbidienti”, quelle fino al 1980 vogliono sapere prima di ubbidire, i giovani fino al 1995 sono scettici e i giovanissimi (1995 e oltre) vogliono vedere le cose per poterle capire.

Un servizio pubblico sopra le parti, pluralista e corretto nell’attività pubblicistica avrebbe una risposta per ognuno di noi e per ogni generazione o, quantomeno, potrebbe fornirci elementi di valutazione usando i linguaggi mediatici più appropriati.

Il silenzio definitivo della SRG SSR lascerebbe spazio a un’offerta mediatica faziosa e saccente.

La SRG SSR informa correttamente le cittadine e i cittadini, promuove la diversità culturale nel nostro paese, garantisce il pluralismo dell’informazione e assicura la coesione sociale e nazionale.

Secondo le ricerche condotte dall'EBU (The European Broadcasting Union; EBU, OPERATING EUROVISION AND EURORADIO; www.ebu.ch), i media del servizio pubblico migliorano la nostra vita quotidiana e la società nel suo insieme. A sostegno di questo, tra le argomentazioni troviamo quanto segue:

- i principali indicatori sociali, quali la libertà di stampa e i bassi livelli di corruzione, sono statisticamente legati alle performance del servizio pubblico in ogni singolo paese;

- i media del servizio pubblico svolgono un ruolo rilevante a livello occupazionale; basti pensare che nelle 56 nazioni appartenenti all'EBU, più di 250'000 persone sono dipendenti diretti delle radiotelevisioni di stato;

- i media del servizio pubblico costituiscono un esempio di leadership femminile. Tra i paesi membri, rispetto a una percentuale del 3,4% in generale nella comunità aziendale a livello dell’UE, il 22% dei dirigenti è infatti rappresentato da donne; le aziende attive nel campo dei media di servizio pubblico annoverano, in media, il 44,3% di donne nel loro organico.

I dati dimostrano inoltre che i media del servizio pubblico rappresentano un elemento di cruciale importanza nella diffusione della produzione radiotelevisiva all’interno dei mercati europei. Le aziende di servizio pubblico spendono 2,6 volte in più per i contenuti originali, rispetto al totale di Amazon e Netflix a livello mondiale. Circa i due terzi della programmazione trasmessa dai membri dell’EBU propone un contenuto originale e l'87% di essa è realizzata nel paese stesso o in una delle 28 nazioni dell'UE.

Il 4 marzo 2018 votiamo in modo oculato e non cediamo a chi in futuro vuole solo manipolarci e incanalarci in percorsi dall’esito incerto. Votiamo dunque NO all’iniziativa “NO-BILLAG” e dimostriamo ancora una volta con fierezza il volto vero della nostra irrinunciabile democrazia.

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