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L'OSPITEIn Ticino è guerra alla canapa light. Intervenga la COMCO!

06.09.17 - 12:34
Sinue Bernasconi, Presidente CIRCA
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In Ticino è guerra alla canapa light. Intervenga la COMCO!
Sinue Bernasconi, Presidente CIRCA

In Ticino, a differenza del resto della Svizzera, il fenomeno canapa light sta creando scompiglio e decisioni affrettate in diverse amministrazioni comunali. Quella che dovrebbe essere una banale questione amministrativa si sta trasformando in una crociata repressiva e ideologica. Una lotta contro i mulini a vento, perché la portata pratica dei divieti di vendita non potrà incidere particolarmente sulla diffusione di questo prodotto legale e facilmente reperibile su internet.

Questo “bando sulla light” è una sorta di cancello messo lì – solo – in mezzo a una prateria. In Ticino, la pressione morale e l’ottusità raggiungono livelli talmente elevati che alcuni Comuni, in barba al diritto federale, osteggiano qualsiasi attività legata alla pianta a cinque punte. Anche se legale. Anche se la ricerca ha permesso di selezionare varietà di canapa pressoché prive della loro componente psicotropa, il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), potenziandone al contempo il contenuto di un “cannabinoide buono”, il cannabidiolo (CBD), con comprovate proprietà rilassanti, antibatteriche, antinfiammatorie, analgesiche, antipsicotiche e antiepilettiche.

Così, presi da questa isteria, i Municipi di Chiasso, Balerna e Minusio hanno recentemente adottato un’ordinanza anti-canapa light. Altri seguiranno a ruota. Lugano, addirittura, giustifica i propri preavvisi, negativi di default, richiamando unicamente l’art. 6, cpv. 1 della Lcan, che sancisce che i punti di vendita non possano sorgere “in prossimità di scuole e di edifici destinati ai giovani, quali ad esempio foyer, centri sportivi o ricreativi, oratori”.

Viene spontaneo chiedersi come mai i Comuni sopramenzionati abbiano esteso il divieto di vendita previsto dalla legge cantonale anche a chiese (e altri luoghi di culto) e istituti per anziani e portatori di handicap, non luoghi destinati in modo specifico ai giovani.

Oltretutto, questa estensione del bando a luoghi destinati agli anziani non è supportata dalle evidenze scientifiche. In effetti, recenti studi hanno dimostrato come la canapa possa rallentare la degenerazione cellulare nonché migliorare notevolmente la qualità di vita di anziani (e meno anziani) in svariati quadri clinici nei quali, tra l’altro, lo stesso arsenale terapeutico tradizionale evidenzia spesso i suoi limiti. Tornando alle ordinanze, quella di Balerna è ancora più restrittiva rispetto a quella chiassese, poiché amplia il bando sulla light addirittura a tutte le “zone dove il Piano regolatore consente la costruzione di abitazioni”. Detto altrimenti, ni fö di ball. Qui non vi vogliamo.

Ma siamo sicuri che questo atteggiamento ostile nei confronti di un prodotto legale e non stupefacente poggi su solide basi legali? Non ne sono convinti né il Consiglio di Stato, né la Commissione della concorrenza (COMCO). Il primo, rispondendo all’interrogazione – dal sapore di economia pianificata – dell’ultraproibizionista Galusero, che sogna una Piana di Magadino in cui gli agricoltori siano obbligati dallo Stato a coltivare soltanto i suoi ortaggi preferiti (per la cronaca: melanzane e pomodori), ritiene che “sia suo imprescindibile compito tutelare il diritto fondamentale alla libertà economica, sancito dalla Costituzione federale [cfr. art. 27, N.d.R.]”. La seconda, evidenzia invece che le ordinanze municipali sono in contrasto col diritto federale superiore, nella fattispecie con la Legge federale sul mercato interno (LMI), la quale “garantisce a ogni persona con domicilio o sede in Svizzera l’accesso libero e non discriminato al mercato al fine di esercitare su tutto il territorio della Confederazione un’attività lucrativa”. In aggiunta, come recentemente evidenziato dal deputato Fabio Käppeli, la legge cantonale (Lcan) – un unicum in Svizzera – è molto singolare considerato che la competenza a legiferare in materia di stupefacenti è federale. In aggiunta – pungola Käppeli – la legge cantonale non dovrebbe probabilmente nemmeno essere applicata alla canapa light, una sostanza non stupefacente. Per capirci, applicare la Lcan alla canapa light è come applicare la legislazione riguardante le bevande spiritose (superalcolici) alla panaché analcolica; o – se preferite – Via Sicura a una gara in triciclo tra bambini. Si è fuori contesto. Si parla di cose diverse. Si prendono, volontariamente, lucciole per lanterne per confondere l’opinione pubblica e demonizzare un prodotto che non è di certo più nocivo delle sigarette.

Il mercato della canapa light è un mercato come un altro. Non è ammissibile che i venditori ticinesi siano discriminati dalle stesse autorità locali a vantaggio di chi vende d’oltralpe o dall’estero. E poi, ragazzi, un minimo di coerenza. In Ticino si predica l’austerity e ci si piange addosso perché non c’è lavoro. Poi quando si presenta un’opportunità per creare fino a 1’600 posti di lavoro (diretti e indiretti) e incamerare sino a 30 milioni di franchi annui (contributi sociali e gettito fiscale) ci si chiude a riccio, sfruttando ogni cavillo possibile e immaginabile per mettere i bastoni tra le ruote a chi vuole campare vendendo un prodotto al 100% legale, indigeno e biologico.

Il silenzio del Governo alle sollecitazioni del fronte antiproibizionista non è un modo serio ed efficace di rispondere a una situazione che è divenuta sempre più confusa, anche per le forze dell’ordine e l’apparato giudiziario. L’abbiamo detto e lo ribadiamo: l’ampia richiesta di canapa light e il diffuso consumo di canapa psicoattiva ci pongono innanzi alla necessità di una regolamentazione, direzione nella quale sembrano spingersi molti Cantoni e Comuni d’oltre Gottardo, l’ultimo in ordine di tempo quello di Lucerna, che affiancherà Berna nel progetto pilota prevedente la vendita di canapa in farmacia.

In conclusione, rivolgendoci al Governo, chiediamo di uscire dall’inattività e di affrontare questa tematica a 360 gradi. Le recenti esternazioni dell’On. Gobbi fanno ben sperare in un cambiamento di attitudine. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti. Serve chiarezza, serve una seria valutazione dell’attuale politica ma, soprattutto, servono progetti in grado di mettere al centro la salute pubblica e la tutela dei giovani, non la salvaguardia di una visione idealizzata della società. Da ultimo – ma non meno importante – sottolineiamo che le ordinanze che stanno adottando alcuni Comuni si scontrano col diritto federale superiore (Costituzione e LMI): chi inoltrerà ricorso, e sarà deciso ad andare sino in fondo, si vedrà con ogni probabilità dar ragione dall’autorità giudiziaria competente. Al fine di ridurre il proliferare di ordinanze incompatibili col diritto federale ed eliminare la disparità di trattamento che penalizza i venditori ticinesi chiediamo urgentemente alla COMCO di prendere posizione sul “bando della canapa light” che si sta diffondendo a macchia d’olio nel nostro Cantone, difendendo la libertà economica e un accesso libero e non discriminato al mercato della canapa light su tutto il territorio nazionale. Esortiamo inoltre il Consiglio di Stato, come pure i Granconsiglieri che credono nella libertà, nella scienza e nel pragmatismo, ad applicarsi affinché l’anacronistica Lcan sia abrogata, o quantomeno adeguata al contesto attuale e alla legislazione federale.

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