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L'OSPITEDue volte SÌ alla riforma Previdenza vecchiaia 2020 per garantire la sicurezza delle rendite!

01.09.17 - 18:00
OCST, Segretariato cantonale, Renato Ricciardi
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Due volte SÌ alla riforma Previdenza vecchiaia 2020 per garantire la sicurezza delle rendite!
OCST, Segretariato cantonale, Renato Ricciardi

Come già annunciato nel comunicato pubblicato il 29 marzo scorso, l’OCST sostiene la riforma Previdenza vecchiaia 2020 in votazione il prossimo 24 settembre. L’OCST ha dato ai suoi associati e sostenitori l’indicazione di votare SÌ al Decreto federale sul finanziamento supplementare dell’AVS mediante l’aumento dell’IVA e alla Legge federale sulla riforma Previdenza vecchiaia 2020. In gioco c’è la sopravvivenza del nostro sistema di previdenza vecchiaia, ed in particolare l’AVS, il pilastro solidale e sociale.

30 centesimi in più ogni 100 franchi di spesa per finanziare l’AVS? Si può fare!

Dal 2018 0.3 punti percentuali di IVA, che fino alla fine del 2017 sono destinati all’AI, verranno destinati all’AVS. Inoltre dal 2021 l’Imposta sul valore aggiunto verrà aumentata di 0.3 punti percentuali per garantire all’AVS un ulteriore finanziamento. Rispetto ad oggi, l’aggravio complessivo per i consumatori sarà di soli 30 cts per ogni 100 franchi di spesa e di soli 20 cts per i beni e i servizi sottoposti a tariffe agevolate.

È certamente un aggravio più che sopportabile vista la posta in gioco. La struttura demografica della nostra società richiede un finanziamento aggiuntivo per sostenere le attuali rendite. L’alternativa è un innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni per tutti o un peggioramento delle rendite. Entrambe le possibilità sono da escludere. Infatti da una parte l’allungamento della vita lavorativa aggrava le difficoltà dei giovani all’entrata nel mondo del lavoro. Dall’altra la solidità del primo pilastro della nostra previdenza professionale è vitale per tutte le persone, e sono molte, per le quali l’AVS è l’unica garanzia di un tenore di vita dignitoso dopo il pensionamento.

Anche per le donne

È vero, l’età di pensionamento delle donne sarà spostata a 65 anni. Tuttavia una serie di agevolazioni rende questa pillola meno amara da inghiottire. In particolare il pensionamento flessibile e il supplemento AVS di Fr. 70 al mese consentiranno alle donne che lo desiderano di andare in pensione un anno prima senza perderci rispetto ad oggi. Del resto, il fatto stesso che la riforma preveda misure in favore di chi ha redditi bassi ha conseguenze positive per le donne.

La parità al momento della pensione deve essere costruita nel corso di tutta la vita lavorativa. Troppe donne, a causa della forte disparità salariale tuttora esistente e verificata, non hanno una copertura LPP sufficiente. Questa riforma in parte affronta il tema, con la modifica della deduzione di coordinamento. Il sindacato tuttavia si aspetta nei prossimi anni un impegno maggiore nella direzione dell’abbassamento della soglia di entrata nella LPP.

Le ragioni di un sostegno

- È una riforma equilibrata, frutto di una lunghissima discussione parlamentare nel corso della quale, specialmente al Nazionale, erano state fatte proposte assolutamente inaccettabili. Il lungo iter parlamentare ha infine permesso, per una manciata di voti, di appianare le divergenze e indirizzarsi verso un progetto nel complesso adeguato.
- L’AVS è un pilastro troppo importante della nostra previdenza vecchiaia che va sostenuto e difeso. Non si può pensare di intendere la previdenza vecchiaia senza il suo pilastro sociale, che garantisce un’entrata minima a tutti, indipendentemente dal salario ricevuto nel corso della vita lavorativa e dall’andamento dei mercati.
- È importante sottolineare che i detrattori di questa riforma puntano all’età di pensionamento a 67 anni e al peggioramento delle rendite. Il fallimento di questo progetto in votazione, oltre a mettere in pericolo la stabilità finanziaria dell’AVS, darebbe forza all’area del Parlamento che, nel corso della discussione, ha costantemente presentato misure volte a indebolire l’AVS.

Direzioni di impegno per il futuro

- Il sindacato OCST si aspetta dalla politica e dall’impresa un impegno serio e concreto nella direzione dell’annullamento della disparità salariale tra uomo e donna: un’ingiustizia inaccettabile che ha delle conseguenze importanti al momento del pensionamento. Si chiedono misure incisive ed efficaci non solo nella direzione della sensibilizzazione al tema, ma anche in quella della sanzione dei comportamenti illeciti.
- Il sindacato OCST chiede che nelle prossime riforme ci si indirizzi verso una drastica diminuzione del salario di entrata nella LPP, ciò che permetterebbe a moltissime donne non ancora assicurate di esserlo. È importante inoltre che vengano considerate anche le esigenze di tutte quelle persone, in particolare donne, che sono impiegate presso più datori di lavoro.
- Il sindacato OCST chiede che vengano rafforzate le misure di sostegno alle famiglie a tutti i livelli e che venga favorita la conciliazione degli impegni lavorativi con quelli familiari. Solo un’inversione delle tendenze demografiche in atto permetterà infatti di rendere più sostenibili i costi della previdenza vecchiaia.
- Il sindacato OCST si aspetta che la politica sia meno soggetta alle influenze delle assicurazioni e più orientata all’interesse degli assicurati. Ci riferiamo per esempio, alla decisione del Parlamento di stralciare dal progetto le misure di trasparenza proposte dal Consiglio federale.

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