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L'OSPITEGiustizia 2018: a che punto siamo?

06.06.17 - 09:40
Alessandro Spano, Presidente Giovani Liberali Radicali Ticinesi
Giustizia 2018: a che punto siamo?
Alessandro Spano, Presidente Giovani Liberali Radicali Ticinesi

Il nostro Cantone ha bisogno di riforme. Una su tutte, la riforma della giustizia che le permetta di lavorare più efficacemente, con strumenti moderni e un’organizzazione snella e fluida. Come giovane studente di diritto sono ovviamente interessato al tema e, dato che il 2018 è dopodomani, 3 riflessioni generali s’impongono.

La Giustizia ha bisogno di rinnovarsi nelle strutture e nella forma. La riforma «Giustizia 2018» promossa nel 2011 dal Dipartimento delle Istituzioni ha giustamente l’obbiettivo di modernizzare un’organizzazione quasi centeria per poter garantire una giustizia giusta a tutti i cittadini anche per i prossimi 100 anni. La macchina organizzativa ha bisogno di flessibilità, mobilità interna del personale e agilità. Anche le strutture vanno rinnovate: basti pensare che gli incarti sono spesso archiviati nei corridoi del Ministero Pubblico e del Tribunale penale, e che gli spazi in generale del Tribunale d’Appello sono ormai rudimentali. 

Il Tribunale penale cantonale non si sposta. Il gruppo di studio sulla riforma «Giustizia 2018» ha proposto di separare la prima istanza dal Tribunale d’Appello e unificarla alle preture creando una cittadina del diritto penale d’applicazione a Bellinziona. L’idea si basa sulle volontà del legislatore federale che, però, sono nel frattempo cambiate: se qualche hanno fa a Berna si voleva dividere logisticamente la prima istanza dalla seconda per garantire l’indipendenza dei giudici, oggi il Parlamento ha optato per la creazione della seconda istanza del Tribunale penale federale nel medesimo palazzo della prima sempre a Bellinzona. La proposta - già bocciata dal Parlamento nel 2014 - dev’essere definitivamente accantonata poiché creerebbe diversi problemi logistici e organizzativi all’interno del Tribunale d’Appello, ciò che non è l’obiettivo della riforma.

Nuova linfa per il Palazzo di Giustizia. I reati sono in aumento e così anche gli incarti del Ministero pubblico. Le risorse però scarseggiano e i processi in attesa di dibattito si accumulano sui tavoli dei giudici del Tribunale penale. Basti pensare che poche settimane fa si è tenuto un processo per reati commessi nel 2011: questa è giustizia? Assolutamente no. È quindi compito della politica rimediare a questo problema rimpolpando la Magistratura di forze nuove per poter garantire ai cittadini un esercizio funzionale e corretto della Giustizia. In questo senso vi sono sul tavolo diverse proposte, da un Procuratore pubblico supplente al conferimento di maggior potere decisionale in materia di diritto penale minore ai segretari giudiziari. Anche il nuovo Procuratore generale assumerà un’importanza centrale nella conduzione del Ministero pubblico, ma esso dovrà però avere a disposizione gli strumenti necessari per rispondere alle sfide del settore giudiziario.

Insomma, le sfide sono tante e il 2018 è sempre più vicino, ma di novità sulla riforma «Giustizia 2018» non ve ne sono. Nuovi uffici, nuova organizzazione e nuova linfa per la Magistratura sono i tre principali problemi che vanno risolti in tempi brevi cercando, per una volta, di evitare gli ormai tradizionali tempi biblici della politica. Qualcosa negli ultimi tempi si è mosso e speriamo che presto si possa finalmente tirare in gol con una riforma a 360 gradi sulla Giustizia, che aspetta risposte dalla politica. Così come se le aspettano anche i cittadini per continuare ad avere un giustizia funzionante perché, come dicevano gli antichi, la giustizia è uno dei tasselli fondamentali dell’ordinamento sociale che rendono pacifica la convivenza tra persone. E la Giustizia non può fermarsi, nemmeno di fronte alle crepe nei muri.

 

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