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OSPITE“La scuola che verrà”: 9 raccomandazioni

17.03.17 - 20:12
OCST-Docenti
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“La scuola che verrà”: 9 raccomandazioni
OCST-Docenti

L’OCST-Docenti, riunita in assemblea il 6 marzo, ha discusso della seconda versione del progetto di riforma “La scuola che verrà” e della risposta del comitato alla consultazione.

L’assemblea conferma il suo apprezzamento per l’intento di migliorare la qualità della scuola ticinese e mantiene la sua disponibilità a collaborare in tal senso. Tuttavia ritiene che sarebbe stato più efficace partire da un bilancio dell’attuale sistema nel quale si potessero definire i punti di forza, dai quali partire, e i punti di debolezza, sui quali lavorare.

Spesso alle obiezioni sollevate dai docenti è stato replicato che solo la sperimentazione potrà dare una risposta esaustiva ai quesiti. Non si ritiene tuttavia accettabile l’investimento di tempo e di denaro per applicare nella pratica sui nostri figli e sui nostri allievi ciò che già in sede teorica fatica a reggere ad una rigorosa e seria valutazione.

In definitiva il disegno di riforma si presenta molto dispendioso in termini di investimento di energie, di tempo e di denaro. Il ruolo del docente ne esce indebolito e notevolmente peggiorato da un sovraccarico di lavoro e di vincoli. Il notevole numero di ore di lezione perse (20-30%) oltre che ridurre il tempo a disposizione, indebolisce la continuità didattica, la sicurezza, la stabilità e la coesione della classe intesa come autentica e originale “comunità di apprendimento” da tutelare e da sostenere.

È indispensabile promuovere la professionalità dell’insegnante definendo con chiarezza il suo ruolo all’interno di un mandato coerente con la sua formazione e con le sue condizioni di lavoro, evitando di svilirne e di intaccarne la credibilità e l’autorevolezza con compiti indefiniti o lontani dalle sue competenze e dalle sue effettive possibilità.

È importante che in questo progetto, come è accaduto per la riforma degli anni ’60-’70, i docenti siano maggiormente coinvolti: da ciò dipende il loro sostegno convinto. Non bisogna avere il timore di investire qualche anno supplementare per approfondire le questioni più complesse o controverse. Gli insegnanti devono godere non solo della facoltà di effettuare delle scelte didattiche nelle aule, ma anche di un coinvolgimento attivo, esteso e continuativo nei disegni di riforma sin dalla fase decisionale e progettuale, come reale condizione per costruire assieme la scuola del futuro.
 
Considerata l’importanza della questione, chiediamo dunque maggiore cautela e realismo nel modo seguente:

    1. per valorizzare le differenze di interessi e di inclinazioni esistenti tra gli allievi, proponiamo di organizzare delle attività opzionali in tempo extrascolastico, strutturate in attività professionalmente orientative, artistiche o sportive. Chiediamo quindi di ridurre ad un massimo di due ore lezione lo spazio destinato alle opzioni e di definirle come corso facoltativo a disposizione di chi effettivamente ne avverta la necessità e ne manifesti interesse;
    2. ridurre il numero delle settimane progetto ed al contempo ovviare al problema della vaghezza dei loro contenuti e del ruolo dei docenti (o di figure esterne) prevedendo al loro interno lo svolgimento di attività inerenti alle discipline di insegnamento (organizzate e condotte dai docenti titolari, anche per coppie di materie associate) articolate su mezze giornate e su giornate intere nelle quali affrontare la materia in modo continuativo;
    3. rinunciare all’orario settimanale con sequenze a blocchi che preclude la piena valorizzazione delle competenze dei docenti e degli allievi vanificando i loro sforzi con incontri discontinui che minano la necessaria solidità dei rapporti e la prossimità alla materia da studiare;
    4. per non indebolire il curriculum formativo degli allievi e per sostenere chi è in difficoltà, escludere gli atelier dalla griglia oraria settimanale e prevedere lezioni di recupero facoltative fuori orario cui gli allievi abbiano facoltà di iscriversi;
    5. diversamente da quanto prospettato nel progetto, chiediamo di prevedere nella griglia oraria settimanale degli allievi due ore fisse di laboratorio con metà classe, da condividere ogni settimana da una coppia di discipline diverse a rotazione (ad esempio storia e geografia). Ciò conferirebbe al laboratorio maggiore consistenza e significatività;
    6. nel progetto la valutazione degli allievi, diretta non solo alla preparazione, ma anche alla loro personalità, è troppo onerosa dal punto di vista burocratico e assume troppa importanza rispetto agli altri compiti del docente. Chiediamo che questo aspetto sia ridimensionato;
    7. per continuare a garantire la qualità e l’affidabilità dell’insegnamento, chiediamo di definire con sufficiente anticipo e con precisione i contenuti della “costellazione di argomenti pedagogici cruciali” con cui si realizzerebbe la personalizzazione e di verificarne l’idoneità: il sommarsi di “situazioni educative” in “contesti diversi” non favorisce necessariamente lo sviluppo della personalità dell’allievo, occorre che vi sia coerenza e continuità con un progetto educativo che comprenda anche quanto si studia e si vive quotidianamente nelle aule;
    8. ogni qualvolta si dovesse far ricorso a pratiche di differenziazione pedagogica, si chiariscano con l’allievo e con la famiglia le conseguenze sia sugli obiettivi formativi sia sulla valutazione delle prestazioni scolastiche;
    9. al fine di valorizzare le competenze acquisite dai docenti con esperienza e di riconoscere loro la meritata possibilità di ridurre l’onere di insegnamento nelle aule, come avviene praticamente in tutti i Cantoni, rivendichiamo il conferimento ai docenti ultracinquantacinquenni della facoltà di convertire due ore di lezione settimanale in ore dedicate all’organizzazione di attività di formazione continua, di elaborazione e di condivisione di materiali e di percorsi didattici con i colleghi più giovani, di progettazione di uscite scolastiche o di attività scolastiche particolari.
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