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L'OSPITEUn SI nell’urna, perché abbiamo bisogno di quei soldi

10.02.17 - 06:00
Ignazio Cassis, Consigliere nazionale PLR
TiPress
Un SI nell’urna, perché abbiamo bisogno di quei soldi
Ignazio Cassis, Consigliere nazionale PLR

Siamo ormai agli sgoccioli del dibattito sulle votazioni del 12 febbraio. Dei tre oggetti federali ce n’è uno che divide profondamente le opinioni: la riforma dell’imposizione fiscale delle imprese. La cosa non sorprende. Come ogni tema difficile, fatichiamo a comprenderne i dettagli, le circostanze e l’impatto. Da qui la grande indecisione. In questo caso poi fautori e contrari si avvalgono delle stesse spiegazioni, ma capovolte a 180 grandi. La sinistra invita a votare NO perché la riforma svuoterebbe le casse fiscali, con gravi ripercussioni sulla qualità dei servizi erogati dallo Stato. Gli altri sostengono il SI invece proprio per garantire le entrate fiscali, minacciate dall’esodo di importanti imprese. A chi credere dunque? Chi ha ragione su questo punto? In entrambe le posizioni c’è del vero e la risposta definitiva dipende dai Cantoni, cui compete – se vince il SI – adeguare ai propri bisogni l’imposizione fiscale, avvalendosi degli strumenti che la riforma crea.

Ma c’è un altro punto, sul quale invece sono tutti d’accordo. L’imposizione attuale, che differenzia le imprese svizzere (che pagano più imposte) da quelle internazionali “a statuto speciale” (che pagano meno imposte) deve terminare. La Svizzera si è impegnata in questo senso, per evitare ritorsioni internazionali, come finire su liste nere che danneggerebbero la nostra prosperità. Il pacchetto sui cui voteremo è il risultato di cinque anni di lavoro, è il compromesso raggiunto. Che succede se vince il NO? Beh, si ricomincerebbe da capo con gruppi di lavoro misti, nuovi rapporti e vecchi problemi da risolvere. Alla fine ci sarà una nuova votazione popolare su una riforma simile ma non identica. Ma non è detto arriveremmo in tempo utile per evitare le misure di ritorsione.

Ed è proprio questo il punto che mi sta a cuore: l’incertezza. L’incertezza è il peggior nemico della prosperità e della crescita. Se la Svizzera tentenna, se tergiversa nell’attualizzare la propria fiscalità all’evoluzione internazionale, il mondo non l’aspetta. Altri Paesi ci supereranno e queste imprese internazionali che oggi hanno scelto la Svizzera (150'000 posti di lavoro, il 50% delle entrate fiscali della Confederazione, il 20% di quelle dei Cantoni) analizzeranno con grande prudenza nuovi investimenti in Svizzera. Così come nuove imprese ci penseranno bene prima d’insediarsi da noi.

Già sappiamo di ditte che hanno sospeso investimenti milionari in attesa dell’esito della votazione.

Le speculazioni sulla contabilità delle casse pubbliche a quel punto non avranno più ragione di essere. Perché senza imprese che creano ricchezza e senza una Svizzera competitiva sul piano mondiale grazie anche all’adozione delle regole fiscali internazionali (giuste o sbagliate che siano), i soldi semplicemente mancheranno. E’ questa secondo me la principale ragione perché votare SI.

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