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L'OSPITEChiamarlo Bronx non ci fa onore

13.09.16 - 15:49
Luca Campana, membro commissione di quartiere Pregassona
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Chiamarlo Bronx non ci fa onore
Luca Campana, membro commissione di quartiere Pregassona

Sempre più spesso, e questo è capitato anche per delle banali esercitazioni nella viabilità delle forze di polizia a Pregassona, ogni qual volta che un problema sembra coinvolgere il quartiere, molteplici persone usano un epiteto che più che mal qualificare una ben definita zona, in contesti più ampi risulta un epitaffio sgradevole con il quale le genti del posto devono permanentemente convivere.

La parola “bronx”, nell’immaginario collettivo è sinonimo di ghetto, evoca criminalità, pericolo, violenza, la sua pronunciazione racchiude il fascino del rischio raccontato in tanti film, tra i tanti che ricordo: The Bronx con la preziosa partecipazione di Robert De Niro.

Quando si pensa al bronx, il ricordo va alle gangs e ad una vita da strada, quasi che la nostra realtà fosse assimilabile ad altre più tristi, quali le banlieue parigine, o per restare alle nostre latitudini il quartiere tristemente noto di Quarto Oggiaro a Milano.

Apprendo, grazie alla descrizione di una “conoscente” (la quale abita da ben due decenni nelle immediate vicinanze), che la definizione bronx sia nata come Urban Legend negli anni ’90, quando, la zona di Via Industria in particolare, ha accolto le famiglie in fuga dai conflitti nell’ex Jugoslavia.

La loro presenza ha inizialmente fatto arricciare il naso alle famiglie “IN”, che appunto hanno da allora impropriamente etichettato la zona come fosse il malfamato quartiere New Yorkese.

Innegabile che nello stesso periodo, probabilmente, cerano più situazioni sfavorevoli come propellente umano pronto alla deflagrazione, che ha, sempre in determinati ed isolati casi, provocato qualche problema. Tuttavia allo stato attuale, mai visto atteggiamenti nel rione tali da giustificare una cosi falsa definizione, e tanto per dirne una; mai sentito di persone dedite al tanto preferito jogging, essere aggredite in riva al fiume da gangs, eppure sono numerose le persone che si dedicano quotidianamente alla forma fisica nel nostro “burning borough” (il tratto dello stesso, passa longitudinalmente tutto il quartiere), incredibile vero?

Personalmente non parlo di quello che ho sentito dai soliti ben pensanti, (in molti casi soggetti che non vivono a Pregassona) e ripetuto come leggende metropolitane, ma è da circa 10 anni che abito ad un tiro di schioppo dal palazzone popolare ed ho sempre trovato il quartiere vivibile. Chiaro, anche noi abbiamo le nostre macchiette, conosciute da tutti per le proprie stravaganze, e un gruppo nutrito di stranieri che per ovvi motivi vengono relegati in stabili popolari privati e comunali, il resto è gente mediamente benestante.

Se vi capitasse di passare a Pregassona bassa, bello è vedere i numerosi bambini tra cui, figli d’immigrati africani giocare a pallone nei campetti sotto casa. Ogni qualvolta che passo con mia figlia, mi salutano e m’invitano a giocare con loro, sono sempre stati molto educati contrariamente ai pregiudizi senza fondamento di persone che non conoscono l’evoluzione della nostra società.

Non penso che qualcuno se conoscesse quotidianamente queste nuove generazioni, possa dire che c’è meno educazione e socialità che in molti quartieri per cosi dire “alti”.

Ora ditemi dov’è il bronx, siate onesti, sicuramente non da noi!


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