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PeopleSalute: Giuri' ordina stop pubblicita' staminali vegetali Labo, e' ingannevole

16.04.09 - 19:44
Salute: Giuri' ordina stop pubblicita' staminali vegetali Labo, e' ingannevole

Roma, 16 apr. (Adnkronos Salute) - Stop alla pubblicità delle staminali vegetali attive Labo, che promettono la ricrescita dei capelli e la scomparsa delle rughe. Il Giurì dell'Istituto per l'autodisciplina pubblicitaria (Iap) ha infatti ordinato la "cessazione" della reclame - che ha invaso le pagine dei più importanti quotidiani nazionali - perché "in contrasto con l'articolo 2 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale".

Secondo le conclusioni del Giurì (pronuncia numero 13/09), le espressioni utilizzate nel messaggio, come segnalato dal Comitato di controllo (Cdc) dello Iap, "non sono iperboliche, ma ingannevoli". Questo "in quanto caratterizzate da un linguaggio tecnico-scientifico volto a convincere che i prodotti della Labo, a differenza degli altri prodotti cosmetici dello stesso tipo, sono in grado di ottenere effetti miracolosi contro calvizie e invecchiamento cutaneo. Circostanza, questa, che non trova alcun riscontro nella documentazione prodotta da Labo Europa". La pubblicità aveva in effetti suscitato perplessità e incredulità anche tra gli esperti.

L'intervento del Giurì fa seguito all'istanza del Comitato di controllo del marzo scorso, in relazione ai messaggi pubblicitari "'Sempre nuove frontiere per i ricercatori Labo', 'Cellule staminali vegetali attive Labo' e 'Pochi capelli? I risultati delle ricerche Labo', rilevati sul Corriere della sera dei giorni 7, 10 e 27 gennaio 2009 e 'Rughe e capelli: ecco le applicazioni delle staminali vegetali di Labo', rilevati su la Repubblica del 10 febbraio 2009, da ritenersi in contrasto con gli articoli 2 e 23 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale", come segnalato dal Cdc.

Dopo la segnalazione del Comitato, compito del Giurì era quello di valutare "se nelle pubblicità in questione si rinvengano espressioni tali da poter indurre nel potenziale consumatore dei prodotti della stessa Labo l'impressione che le sostanze attive contenute nelle cellule staminali vegetali possano produrre sulla pelle e sul follicolo pilifero delle persone umane effetti che, invece, esse sono insuscettibili di produrre", come lamenta il Cdc.

Secondo il Giurì, "tutto il contesto dell'informazione è volto a rendere noto al lettore che i ricercatori svizzeri della Labo, titolari di una domanda di brevetto, hanno compiuto importanti scoperte che permettono di intervenire con effetti di grande utilità sull'epidermide e sul bulbo dei capelli. Anzi, proprio il fatto che l'informazione in questione presenti un tono generale, uno stile scientifico e, inoltre, un'ampiezza tematica che trascende i singoli prodotti immessi sul mercato, impone - ad avviso del Giurì - particolare accuratezza nella scelta delle espressioni da usare".

Il Giurì ritiene "che alla luce delle conoscenze disponibili, l'uso delle cellule vegetali, sebbene totipotenti, sia incompatibile con quello delle cellule staminali umane: cosa che, se fosse vera, permetterebbe di intervenire nel campo medicale con interventi di grande rilievo (per esempio sui tumori) e, ovviamente, sarebbe ben nota alla comunità scientifica internazionale".

"Benché si possa ammettere" che l'uso di prodotti derivati da cellule staminali vegetali "possa avere qualche effetto secondario aspecifico di carattere esclusivamente cosmetico, è ben chiaro - si legge nella pronuncia - che espressioni enfatiche come quelle succitate, nel contesto di un discorso che vuole apparire scientifico e, come la stessa Labo dice, 'istituzionale', sono tali da indurre nel lettore, soprattutto se ignaro della sostanza scientifica del tema (come la grande maggioranza anche dei lettori colti), l'impressione che le cellule staminali vegetali, in quanto appunto staminali e totipotenti, possano trasferire le loro proprietà e contribuire a produrre rilevanti effetti anche nell'organismo umano".

Invece, secondo il Giurì, l'espressione 'Deposito di brevetto dei ricercatori svizzeri' - contestata dal Comitato di controllo - "non si presta a censure dato che l'azienda ha fornito prova documentale di avere appunto provveduto a tale deposito".

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