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PeopleFecondazione: l'indagine, cattoliche 8 coppie su 10 ma chiedono piu' liberta'

17.04.08 - 18:50
Fecondazione: l'indagine, cattoliche 8 coppie su 10 ma chiedono piu' liberta'

Roma, 17 apr. (Adnkronos Salute) - Sono cattoliche otto coppie su dieci tra quante si rivolgono a un centro per la fecondazione assistita. Ma nonostante il loro credo, chiedono una maggiore libertà individuale nella scelta e nelle possibilità offerte dalle tecniche di procreazione. E' uno dei risultati che emerge dalla seconda indagine condotta dall'Osservatorio sociale sulla infertilità (Osi), progettato e promosso dal centro Tecnobios procreazione di Bologna, con l'obiettivo di promuovere un monitoraggio non solo epidemiologico, ma anche di ordine socio-culturale sull'infertilità.

E quindi di indagare le scelte individuali, i valori culturali e i fattori sociali che influiscono sulla fertilità e sulla procreazione. Lo studio, presentato oggi a Roma, ha coinvolto 123 coppie provenienti da tutta Italia, che si sono rivolte a centri privati o pubblici dopo l'entrata in vigore della legge 40 del 2004. Stando ai risultati, dunque, la fede religiosa non sembra incidere sulle posizioni personali di chi è costretto a ricorrere a un centro per la procreazione assistita nel tentativo di diventare genitore. Nello specifico, l'89% delle donne e l'85% degli uomini che si sottopongono a un trattamento di fecondazione si dichiarano cattolici. Di questi, il 40% delle donne e il 26% degli uomini sono praticanti. Ma a questa dichiarazione, rileva l'Osservatorio, "si accompagnano atteggiamenti relativamente laici.

Le coppie che si sono rivolte al centro privato di Bologna - risulta dalla ricerca - chiedono una regolamentazione da parte dello Stato rispettosa della libertà individuale, quindi prevalentemente tutela in termini di sicurezza e non limitazioni delle scelte procreative individuali per quanto riguarda specificamente le tecniche". Le coppie che si rivolgono ai centri, prosegue l'indagine, sono ancora giovani: l'età media della donna è di 36,2 anni e quella dell'uomo di 38,1 anni. Dati, sottolinea l'Osservatorio, che non si discostano molto dall'età media in cui in Italia si arriva ad avere il primo figlio (secondo le previsioni dell'Istat, per il 2010 nella donna l'età del primo figlio salirà a 31 anni).

La 'normalità' di queste coppie è definita tale "in relazione a un quadro generale caratteristico delle società avanzate, in cui i desideri di genitorialità, presenti già in giovane età, si scontrano con vincoli di natura sociale, economica oltre che di salute". I desideri di genitorialità, però, "non si sono realizzati appieno nel 15% dei casi per motivi di salute all'interno della coppia, mentre le difficoltà legate alla conciliazione di vita familiare e vita produttiva o a fattori economici hanno contato nel 32% dei casi. Il 17% degli intervistati intende ancora avere un figlio, solo il 9% afferma di aver cambiato le sue priorità, e quindi l'atteggiamento verso la genitorialità (Indagine Eurobarometro, Childbearing Preferences and Family Issues in Europe, ottobre 2006)".

Secondo i dati dell'Osi, gli aspiranti genitori che si rivolgono a un centro privato per la procreazione assistita hanno livelli di istruzione e professionalità più elevati della media. In particolare il 44,3% delle donne è laureato, contro il 35,2% degli uomini (la media di laureati nelle coppie coniugate in Italia è il 6,4% per le donne e il 7,9% degli uomini, mentre nella generalità della popolazione italiana tra i 25 e i 64 anni i laureati nel 2002 erano poco più del 10%). I diplomati nelle coppie intervistate sono il 40,2% tra le donne e il 46,7% tra gli uomini (contro il 33,8% della popolazione con titolo di studio secondario superiore), a conferma di quanto già affermato. Le caratteristiche sociali riscontrate negli utenti di centri privati che effettuano procreazione assistita si confermano, in buona parte, anche tra quanti decidono di rivolgersi invece a una struttura pubblica.

In particolare, prosegue l'indagine, "viene confermato un profilo di donna eccellente, non solo in relazione alla società ma in particolare anche all'interno della coppia, quindi in relazione al partner, che rispetto alle donne utenti dei centri privati è meno evidente e completo, ma sempre significativo. Queste coppie, pur partendo da situazioni socio-culturali al di sopra della media italiana, si orientano infatti verso percorsi più tradizionali all'interno della Pma rispetto alle coppie che si rivolgono ai centri privati". L'età media delle donne e degli uomini è sostanzialmente identica (35,9 anni le donne e 38,1 anni gli uomini). Divergono invece i dati che riguardano la posizione culturale e sociale delle aspiranti mamme, che nel caso delle strutture pubbliche risulta un po' meno elevata. Dunque più vicina alla media nazionale: "Le laureate scendono al 22% (dato che resta comunque elevato) e i laureati al 20,9%, riducendo così lo scarto di competenza tra uomini e donne all'interno della coppia. Malgrado ciò, anche le donne delle coppie dei centri pubblici sono caratterizzate da profili culturali particolarmente elevati, e superiori a quelli del proprio partner".

Infine, "l'adozione e l'affido continuano a non rappresentare soluzioni alternative per le nostre coppie con problemi di infertilità. Infatti - spiega Osi - le coppie infertili che stanno già tentando anche questo percorso sono appena il 4,1%. L'immagine che ne esce confermata - continua l'indagine - è che la ricerca di un figlio proprio continui a rappresentare una priorità rispetto a una generica esperienza di genitorialità. E questo malgrado l'adozione o l'affido rappresentino una realtà sempre più diffusa e vicina, grazie principalmente all'esperienza degli amici della coppia. Resta dunque confermato, rispetto al monitoraggio precedente, che procreazione assistita e adozione-affido siano percorsi relativamente autonomi, tra loro indipendenti e soprattutto non sostituibili, per le coppie che si rivolgono a questo tipo di trattamento dell'infertilità".

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