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Milano, 20 feb. (Adnkronos Salute) - Dieci anni a fare i conti con una sofferenza che le impedisce di stare in piedi a lungo - e trasforma i tragitti in auto in torture - non hanno fiaccato lo spirito dell'attrice e scrittrice Dalila Di Lazzaro. "Ho speso tutti i miei soldi, visto decine di medici e conosciuto storie incredibili, come quella di una mia amica che dopo anni di sofferenza non ce la fa più e sta pensando all'eutanasia. Perché il dolore cronico cambia la vita. E in Italia si fa ancora troppo poco per chi ne soffre".
L'attrice che sogna "una giornata nazionale del dolore e magari una maratona tv per raccogliere fondi da destinare alla ricerca", racconta la sua storia oggi a Milano, a margine del convegno organizzato da Onda a Palazzo Marino sulla sofferenza cronica al femminile. E lo fa distesa, perché "dopo il viaggio per venire qui proprio non riesco a stare in piedi - dice - Per il mio tipo di problema non potrei neanche fare un viaggio della speranza: sarebbe una tortura". Non c'è sensibilità e attenzione, sottolinea l'attrice che nei prossimi giorni andrà a Verona per parlare di questi temi con Patch Adams, il celebre clown-dottore.
"Lo dimostra anche il fatto che, oltre a essere veramente pochi i reparti e i centri che si occupano esclusivamente del dolore, mancano percorsi accademici e formativi che garantiscano la nascita di una nuova categoria di specialisti con valide competenze su questo campo". Altro tasto dolente, l'assistenza domiciliare. "Chi è solo non sa a chi rivolgersi, nella fase acuta ma anche in quella cronica. Siamo abbandonati. Per questo - conclude - voglio continuare a usare la mia voce, e a scrivere, per chiedere di fare di più contro la sofferenza cronica".
