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PeopleSALUTE: 12 MLN ITALIANI IPERTESI, STUDIO RIVELA FORME 'MASCHERATE'

23.11.06 - 16:10
SALUTE: 12 MLN ITALIANI IPERTESI, STUDIO RIVELA FORME 'MASCHERATE'

Milano, 23 nov. (Adnkronos Salute) - Una ‘spada di Damocle’ responsabile di infarto, ictus, scompenso cardiaco e insufficienza renale. Sono oltre 12 milioni gli italiani ipertesi, ma solo il 30-35% lo sa e segue correttamente una terapia ‘ad hoc’. Per ‘fotografare’ il pianeta ipertensione e conoscere meglio il problema nel nostro Paese, negli anni ‘90 è partito presso il San Gerardo di Monza lo studio ‘Pamela’ (Pressioni arteriose monitorate e loro associazioni), che in 12 anni ha consentito di avere un quadro più chiaro del problema. “E di scoprire, ad esempio, che il 10-15% della popolazione generale soffre di ipertensione ‘mascherata’, l’esatto opposto di quella ‘da camice bianco’”. Lo dice all’ADNKRONOS SALUTE Giuseppe Mancia, responsabile della Clinica medica del San Gerardo, che oggi a Monza ha illustrato la maxi-ricerca. Si è scoperto infatti che, in alcuni casi, non basta misurare la pressione dal medico per scoprire il problema. “Chi soffre di ipertensione mascherata - spiega Mancia - al controllo in studio o in ambulatorio mostra valori normali: solo l’esame eseguito a casa rivela un’alterazione. Si tratta, insomma, di persone a rischio, che possono anche non scoprire per anni di avere un problema. Dunque sarebbe utile affiancare, al controllo della pressione dal medico, anche quello ‘casalingo’”. C’è poi chi ha il problema opposto: l’ipertensione ‘da camice bianco’. “Secondo il nostro studio affligge il 30% degli ipertesi. In questo caso la pressione appare alterata solo davanti a un medico, mentre controlli ‘domestici’ rivelano valori apparentemente normali. Abbiano scoperto, però, che se confrontiamo questi valori con quelli di veri normotesi, anche la pressione rilevata a casa è un po’ più alta rispetto ai valori considerati normali. Inoltre gli ipertesi ‘da camice bianco’ spesso presentano altri fattori di rischio, come chili di troppo, colesterolemia e glicemia alta. O una forte variabilità della pressione nelle 24 ore”. Insomma, anche in caso di ipertensione ‘da camice bianco’ è bene non sottovalutare possibili rischi. Lo studio ‘Pamela’ all’inizio ha coinvolto 3.200 soggetti rappresentativi della popolazione generale e residenti nella città di Monza. “Ma alla fine la popolazione monitorata con regolarità per 12 anni è stata di 2.100 persone dai 25 ai 74 anni”, precisa Mancia. Nel corso degli anni la ricerca, ricorda il medico, ha portato a determinare i valori di normalità della pressione arteriosa nell’arco delle 24 ore, nonché di quella auto-misurata a domicilio. “Questo dato, che fa ritenere iperteso chi nelle 24 ore ha valori superiori a 125/80 mmHg, è stato considerato di tale rilievo da essere inserito nelle Linee guida sull’ipertensione arteriosa redatte da Oms e Società europee di ipertensione e di cardiologia”. Non solo: il controllo pressorio negli ipertesi trattati è assolutamente insoddisfacente (inferiore al 20%), anche quando la pressione viene misurata nella vita quotidiana. “Un problema responsabile dell’elevata incidenza di complicanze dell’ipertensione (infarto miocardico e ictus cerebrale), a dispetto del trattamento”, sottolinea l’esperto. Ora la ricerca continuerà. “Ci stiamo concentrando - conclude - sulla caratterizzazione genetica degli ipertesi, in collaborazione con colleghi britannici. Uno studio che potrebbe evidenziare le caratteristiche del Dna di chi soffre di pressione alta”. (Mal/Adnkronos Salute)

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