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STATI UNITIIl nudo di "Blurred Lines"? «Era una provocazione. Non lo rifarei»

04.11.21 - 13:30
Il 9 novembre esce in libreria "Nel mio corpo", l'autobiografia della top model
GETTY IMAGES
Il nudo di "Blurred Lines"? «Era una provocazione. Non lo rifarei»
Il 9 novembre esce in libreria "Nel mio corpo", l'autobiografia della top model

LOS ANGELES - Una giovane donna che, acquisendo maturità, ha cambiato idea su alcune cose. Il 9 novembre esce nelle librerie "Nel mio corpo", l'autobiografia di Emily Ratajkowski.

Lei, che è tra le top model più pagate del pianeta, ora afferma: «Non direi mai a una giovane di non intraprendere la carriera da modella. Ho scritto questo libro per portare una testimonianza, non una soluzione. Purtroppo». L'oggi 30enne - lo ricordiamo - divenne famosa quasi un decennio fa con il controverso video di "Blurred Lines" di Robin Thicke, che fece indignare le femministe. «Sono a mio agio col mio corpo. Che diritto ha la gente di dirmi che non posso ballare nuda?» è diventato una sorta di slogan, ma la Emily Ratajkowski del 2021 prenderebbe delle decisioni diverse. «Il mio nudo era una sfida. Non lo rifarei».

Intervistata dal Corriere della Sera, spiega: «Mi sono sentita sfruttata e sminuita. Nei giorni buoni, quando mi sentivo giudicata solo come un bel sedere, riuscivo a liquidare quegli sguardi come sessisti. Nei giorni bui, detestavo me stessa e ogni decisione presa mi sembrava un errore clamoroso. A vent’anni, non capivo che le donne che traggono potere dalla bellezza devono quel potere agli uomini di cui suscitano il desiderio. Sono loro a esercitare il controllo, non noi».

Ripensando ai suoi inizi in passerella, Emily si chiede: «Ho autonomia, ma posso chiamarla emancipazione? Se ripenso ad alcuni episodi, provo vergogna per come mi è capitato di presentarmi, pensavo di essere provocatoria verso il sistema, ma non comprendevo appieno le dinamiche di potere. Però non ho rimpianti, devo fare qualche concessione alla ragazzina che ero». Ratajkowski fu molestata sessualmente da Thicke proprio sul set di quel videoclip: «Lo respinsi, ma a chi mi chiedeva se stavo bene, risposi con un sorriso, per sdrammatizzare. Pensai che, dopotutto, era il capo». In precedenza era stata abusata anche dal suo primo ragazzo. «Quando, tempo dopo, seppi che era stato denunciato per stupro da un’altra ragazza, mi chiesi: perché lei ha avuto il coraggio e io no? Avrei voluto essere come lei, ma incolpavo me stessa, il mio corpo. Ho scritto questo libro non per accusare qualcuno, ma per provare a capire perché noi donne accettiamo certi comportamenti e perché gli uomini si trovano a ferire una donna anche inconsapevolmente. Ma tutto è più grande di ciò che accade alla singola giovane donna o al singolo uomo anziano. È una cultura che permea tutto».

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