CANTONE“Free Guy”, ovvero l'importanza di chiamarsi Tizio

LOCARNO - Se giocate ai videogiochi e siete di quelli un po' cervellotici ogni tanto, chi lo sa, forse vi sarete domandati che vita fanno e come si sentono tutti quei personaggini virtuali che finiamo per incontrare e a cui – spesso e volentieri – si combinano le peggio angherie.

È questa la premessa di “Free Guy – Eroe per gioco” il film di ieri sera in Piazza Grande. Commedia leggera ma sagace diretta da Shawn Levy con Ryan Reynolds, il film di Disney è uno dei più attesi al botteghino per questa estate.

Il protagonista è Guy (un generico “Tizio” in inglese, ndr.) proprio un omino di quelli di cui sopra in un videogame multiutente che ricorda parecchio “Grand Theft Auto” con un'idea di “Fortnite”. La storia seguirà la sua, decisamente esplosiva, presa di coscienza e le sue ripercussioni ai due estremi dello schermo.

A fare scattare la ricerca, come nella migliore tradizione fiabesca, una donna in questo caso assolutamente fatale (Jodie Comer). Nella pellicola, che strizza ovviamente l'occhio ai gamer tanto della Gen Y quanto millenials, si trovano diversi sprazzi legati ai film più o meno giocosi (tipo “The Lego Movie”, “Ralph Spaccatutto” e l'immancabile spielberghiano “Ready Player One”) ma anche qualche accenno un po' più dolceamaro come l'indimenticabile “Ricomincio da Capo” con una sdadolata di “The Truman Show”.

Oltre alle gag, alle sparatorie e agli effetti speciali, “Free Guy” qualcosa da dire un po' ce l'ha – attraverso una satira decisamente edulcorata – soprattutto per quanto riguarda le nostre modalità di consumo dei prodotti d'intrattenimento ma anche in relazione al linguaggio videogiocoso che, ormai, è parte integrante della cultura di massa.