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«Un successo così, è come vivere un sogno», la nostra intervista con i Måneskin

ITALIA«Un successo così, è come vivere un sogno», la nostra intervista con i Måneskin

15.07.21 - 06:30
La band italiana in questi giorni in Svizzera per lanciare “I wanna be your slave” che sfida tabù e convenzioni
Francis Delacroix
«Un successo così, è come vivere un sogno», la nostra intervista con i Måneskin
La band italiana in questi giorni in Svizzera per lanciare “I wanna be your slave” che sfida tabù e convenzioni
«Quando chi ci segue ci dice “la vostra musica mi ha aiutato ad accettare quello che sono e a vivere più liberamente” per noi è una cosa davvero importante e grande»

ZURIGO - Una Svizzera bagnata quella che ha accolto i Måneskin, a Zurigo per un incontro con la stampa elvetica e che abbiamo sentito via Zoom questo mercoledì mattina: «Quando siamo arrivati c'era un po' di pioggerellina», scherza ridendo Damiano parlando del maltempo che martedì ha imperversato anche nella Svizzera interna, «ma è un cambio apprezzato, rispetto a Roma dove c'erano tipo centomila gradi».

Un momento d'oro per i Måneskin, sulla cresta dell'onda in Europa e nel mondo con anche un primato notevolissimo su Spotify: «Siamo super contenti ci sembra di essere in un sogno», conferma Thomas, «essere riusciti ad arrivare a così tante persone non ci sembra vero, era l'obiettivo che ci eravamo sempre posti».

L'Eurovision Song Contest ha cambiato davvero tutto: «È stato veramente incredibile», racconta la bassista Vic, «quando vai in un paese e ti trovi centinaia di fan sotto l'hotel è una cosa molto forte e che non ci saremmo mai aspettati, ne siamo davvero contenti e non vediamo l'ora di suonare perché quello è il momento in cui ci godiamo veramente questa cosa».

Dal busking per le piazze di Roma al vertice delle classifiche di mezzo mondo, diventare (così tanto) famosi era come se lo aspettavano? «Non è mai stato davvero importante per noi», continua Vic, «per noi il focus resta la musica». Le fa eco Damiano: «Poi anche il fatto che (per via del Covid) non si può ancora suonare, non abbiamo un riscontro diretto di questa cosa. Sì, la gente mi ferma per strada, per noi la vera differenza la fanno i concerti: quanta gente prende il biglietto, prende la sua macchina e viene a vederti... Diciamo che fra qualche mese speriamo di poterti rispondere meglio (ride)».

Fra le altre cose di cui parlare con i quattro romani, c'è anche il lancio del nuovo singolo “I wanna be your slave“ (voglio essere il tuo schiavo, ndr.) un brano dalla forte connotazione sessuale: «il pezzo parla sì di sesso e di come possa essere anche varia e disparata la sua interpretazione», ci racconta Damiano, «abbiamo voluto rappresentare svariate scene che nell'immaginario comune possono risultare comunque strane o disturbanti proprio per mostrare che nella vita di molte persone sono la normalità malgrado ci siano ancora molti tabù e diversi di stigmi».

Quello della libertà sessuale è un tema molto caro ai Måneskin a fronte di un'opinione pubblica, come quella italiana, che la band definisce in coro ridacchiando «tradizionalista, è questo il modo polite per dirlo», continua poi Thomas: «Penso che l'importante sia dare un messaggio forte anche a rischio di "dividere" l'opinione pubblica, noi siamo per la libertà assoluta e la massima apertura mentale. Poi alla fine uno la prende anche un po' come vuole».

«È proprio il fatto che ci sia una mentalità del genere che rende necessario questo tipo di messaggio», aggiunge Vic, «se tutti fossero già aperti e questi stigmi non esistessero non ci sarebbe neanche la necessità di parlarne, mentre purtroppo non è affatto così, specialmente in Italia. Per noi è un argomento importante e speriamo di fare anche una minima differenza. Quando chi ci segue ci dice “la vostra musica mi ha aiutato ad accettare quello che sono e a vivere più liberamente” per noi è una cosa davvero importante e grande».

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