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STATI UNITIÈ stata pubblicata l'autobiografia di Woody Allen, anche negli Usa

24.03.20 - 18:00
Il cineasta affronta le accuse di presunte molestie ai danni della figlia Dylan e respinge ogni addebito
keystone-sda.ch
È uscita, anche negli Usa, l'autobiografia di Woody Allen.
È uscita, anche negli Usa, l'autobiografia di Woody Allen.
È stata pubblicata l'autobiografia di Woody Allen, anche negli Usa
Il cineasta affronta le accuse di presunte molestie ai danni della figlia Dylan e respinge ogni addebito

NEW YORK - Da lunedì è in vendita nelle librerie digitali "A proposito di niente", l'autobiografia di Woody Allen.

In versione in lingua italiana il memoir del cineasta viene pubblicato da La nave di Teseo. Negli Usa, dopo che il gruppo Hachette ne ha bloccato la distribuzione e mandato al macero le copie, il volume intitolato "Apropos of Nothing" è uscito sul mercato grazie all'editore Arcade.

Allen parla della sua lunga vittima, di molti episodi della sua carriera e verso la fine affronta il punto più controverso: le presunte molestie ai danni della figlia adottiva Dylan Farrow. «Come me la cavai in questa ordalia? Il termine è adeguato: false accuse, un’orrenda campagna stampa contro di me, enormi spese legali» afferma l'autore di "Io e Annie". Per la prima volta parla poi del pomeriggio del 4 agosto 1992, il giorno in cui sarebbe avvenuto l'episodio incriminato nella soffitta di casa Allen, approfittando dell'assenza di Mia Farrow.

«Eravamo tutti nel seminterrato a guardare la televisione, bambini e baby-sitter comprese. Siccome non c’era posto per sedermi, mi piazzai sul pavimento e per un attimo posso avere appoggiato la testa in grembo a Dylan, che era sul divano. Di certo non feci nulla d'inopportuno. Era metà pomeriggio, ero in una stanza piena di persone, stavo vedendo la tv. Mia aveva detto a Alison, la nervosa baby-sitter della figlia di una sua amica, di fare particolare attenzione; e Alison disse alla sua datrice di lavoro, Casey, che a un certo punto avevo appoggiato la testa in grembo a Dylan. Anche se l’avevo fatto davvero, era una cosa del tutto innocua e non morbosa».

Tutto, ribadisce Allen, è opera di Mia Farrow. I figli non hanno colpe: Dylan «è cresciuta con la convinzione assurda di essere stata vittima di molestie. E lo stesso è successo a Satchel. Bambini di sette e cinque anni, facilmente suggestionabili e dipendenti unicamente da una madre manipolatrice».

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