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ITALIARovazzi tra social, impegno e futuro

30.09.19 - 14:30
Sul Corriere della Sera l'invito ai giovani a fregarsene della popolarità fatta di like e piani e progetti per i mesi a venire
Rovazzi tra social, impegno e futuro
Sul Corriere della Sera l'invito ai giovani a fregarsene della popolarità fatta di like e piani e progetti per i mesi a venire

MILANO - Fabio Rovazzi è il protagonista di una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, a firma di Andrea Laffranchi. Personaggio sempre più a tutto tondo (attore, videomaker, hit-maker e creativo) ha parlato di una quantità di temi: da un possibile futuro in tv («Ho delle idee, ma devo fare ancora gavetta») agli spot, vissuti non solo come testimonial ma anche dal lato autoriale («Vorrei creare una struttura imprenditoriale per lavorare creativamente a fianco di altri brand, senza necessariamente metterci la mia immagine») al cinema, magari come regista («Sto lavorando a un progetto impegnativo e ambizioso ma non ancora concreto. Sono nato ed esploso nel momento sbagliato per il cinema. O fai film tipo "Avengers" o la gente non viene a vederti».

Rovazzi ha parlato molto di social, di follower e di come non si faccia troppo influenzare da questa popolarità virtuale: «Non me ne frega nulla però dei like. Non hanno un valore commerciale e le azienda stanno iniziando a capire che non sempre si trasformano in vendite o in qualcosa di positivo per un prodotto. Vado oltre e dico che i like non hanno nemmeno un valore umano». Nelle scorse settimane è dovuto intervenire in difesa della fidanzata Karen Kokeshi, finita nel mirino degli hater. «Lei non è abituata al confronto con una platea nazionalpopolare come quella che l’ha conosciuta attraverso me e la nostra relazione. Ho visto che stava soffrendo un po’ per la situazione e mi sono messo davanti».

C'è spazio anche per un tema sociale: l'impegno dei giovani in difesa del clima. «Una volta si andava in piazza a manifestare e mi piace vedere che i ragazzi ci stiano tornando. L’ecosistema è qualcosa di collettivo però non riesco a capire se ci sia una sensibilità reale o se si postino le foto dell’Amazzonia che brucia e basta. Però penso anche che se è difficile fare qualcosa come singoli, queste cose possono servire a muovere le acque e far arrivare un messaggio alle persone che possono intervenire».

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