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CANTONEIl ritorno di Iris Moné dopo la svolta soul

05.09.19 - 06:01
Venerdì la cantante ticinese, che da qualche anno vive negli Stati Uniti, pubblicherà il suo ultimo singolo, "Soul Train"
Kristy Walker Photography
Il ritorno di Iris Moné sulla scena musicale ticinese.
Il ritorno di Iris Moné sulla scena musicale ticinese.
Il ritorno di Iris Moné dopo la svolta soul
Venerdì la cantante ticinese, che da qualche anno vive negli Stati Uniti, pubblicherà il suo ultimo singolo, "Soul Train"

LUGANO - L'abbiamo lasciata cinque anni fa dopo la partecipazione a "The Voice of Switzerland" e il ruolo di vocal coach a "Showtime" della Rsi. Ora il ritorno: venerdì la cantante Iris Moné pubblicherà sulle principali piattaforme online il suo nuovo singolo “Soul Train”. È il risultato di anni di lavoro in terra americana e con lei abbiamo voluto parlare di questa svolta artistica e della sua carriera, presente e passata.

Iris, è da un po' di tempo che non ti si vede molto sulla scena musicale ticinese: come mai?
«Vero! È perché mi sono proprio concentrata a lavorare su bravi nuovi, sia nella scrittura che nella produzione, e sono quindi un po’ “sparita”. Vivendo via è difficile fare delle apparizioni estemporanee».

Da quasi 5 anni risiedi a San Diego: è una scelta di vita personale o artistica?
«È stata una combinazione di entrambe. L’opportunità è nata da mio marito che ha avuto una proposta di lavoro interessante e quando ho visto che Los Angeles era vicina ho pensato: “Cavoli, può essere molto intrigante anche per me”».

Che ambiente artistico hai trovato in California?
«A San Diego è molto variegato, ci sono un po’ tutti i generi. A Los Angeles è ancora meglio (ride, ndr). Mi piace il fatto che ognuno sia libero di fare quello che gli piace: non c’è un solo filone dominante».

Cosa è confluito nel tuo lavoro?
«Ho studiato abbastanza le proposte musicali vicine al soul, non solo a San Diego ma in tutta America. Sono andata ad approfondire cosa c’è già e cosa voglio fare io. Ci sono gruppi che fanno soul sullo stile anni ‘60 e ‘70, pezzi nuovi ma con quel sound lì. È qualcosa che non mi rappresenta: io voglio combinare il genere classico con suoni moderni».

Veniamo al tuo ultimo lavoro: come descriveresti "Soul Train"?
«”Soul Train” è una canzone allegra, frizzante, che vuole dare il buonumore alla gente. Mi fa star bene e ballare ed è quello che voglio trasmettere anche agli altri. In verità è solo apparentemente leggera, ma ha un contenuto più profondo: è ispirata a una storica trasmissione televisiva, chiamata appunto “Soul Train”, che fu un vero fenomeno culturale a partire dagli anni Settanta e che ha permesso al soul di diventare così importante e famoso. È stato forse il primo show tv in cui gli afroamericani apparivano da protagonisti ed era guardata anche da un pubblico non solo di colore. Le persone guardavano come si ballava, come ci si vestiva e ripeteva look e movimenti. Michael Jackson ha dichiarato che la guardava sempre o poi imitava i passi di danza...».

Qual è il senso profondo del brano?
«È una canzone che parla di quanto vorrei tornare a quei tempi lì! È come fare un viaggio nel tempo, anche in maniera un po’ scherzosa e ironica».

Quindi hai avuto una vera e propria svolta soul?
«Esatto. Già con “The Voice” ho capito che volevo definirmi di più a livello di genere musicale. Prima ho fatto un pochino di tutto, ed è stato bello e arricchente, ma allo stesso tempo ho deciso di seguire di più quello che amo. Era da più di 10 anni che volevo prendere il soul, ma a modo mio. Ho cercato di fare qualcosa che non sento in radio, e che invece vorrei sentire. Ho imparato un po’ dai vari Bruno Mars, Pharrell Williams, Sam Smith...».

Ma non è solo questo brano a essere pronto, vero?
«Certo, ma non ci sarà un album: farò uscire una canzone per volta, una ogni mese da qui a dicembre. Saranno solo online, poi se un giorno ci sarà un tour potrei anche pensare a un supporto fisico...».

Come mai?
«Oggi, se li butti fuori tutti insieme vanno un po’ sprecati. Ci ho messo così tanto tempo e cura a prepararli e ho già fatto una selezione tra le tantissime canzoni che ho scritto provandole dal vivo. Sono quelle a cui la gente rispondeva di più».

Quanto ti manca (se ti manca) il Ticino?
«I primi anni tornavo ogni due-tre mesi per "Showtime" e non mi mancava nulla, rientrando così spesso. Il terzo anno ha cominciato a mancarmi un po’ tutto e dopo il quarto ho davvero notato il cambiamento, anche a livello emotivo. Mi mancano le persone, i parenti, gli amici, le piccole cose come mangiare i gipfel e bere la Rivella (ride, ndr). L’altro giorno ho visto i marron glacé e li ho comprati, dato che là non si trovano…».

Quindi hai sempre la tua terra nel cuore...
«Conto con la musica di tornare più spesso, in modo che non mi manchi tutto così tanto. San Diego è bellissima da vivere, ma anche il Ticino… Credo che devi perdere le cose per riapprezzarle. Io sono nata a Trieste ma è questo il posto che sento casa».

Che ricordo hai della precedente parte della tua carriera?
«Mi sembra un po’ un’altra vita, come anche gli altri lavori che ho fatto: l’insegnamento mi piace sempre e sono sicura che ci ritornerò, magari più a livello di songwriting o di consulenza e supporto ad altri artisti. Resta comunque, tutto, ma con il passare degli altri mi appare come sfocato. Mi sento comunque privilegiata di essermi potuta dedicare alla scrittura e aver imparato dei mestieri nuovi».

E di "The Voice of Switzerland"?
«È stato uno dei punti più alti della mia carriera, che mi ha permesso di fare una svolta e avere visibilità a livello nazionale. Mi ha permesso di capire cosa voglia dire essere “nel mirino”, nel senso buono e anche a livello di copertura mediatica non così positiva e carina. È stata poi un’opportunità artistica eccezionale, grazie alla quale ho ricevuto tantissimi consigli sul mio canto. Un’esperienza formante fortissima».

L'anno scorso avevi tentato la via delle selezioni all'Eurovision Song Contest, poi sappiamo che è stata fatta una scelta dall'alto (che oggettivamente ha pagato). Cosa ne pensi?
«Ho inoltrato dei brani, ma un po’ per gioco: sapevo che non erano ideali per l’Eurosong ma non potevo mandarne altri perché li avevo già eseguiti a New York dal vivo e quindi non erano inediti. Penso che sia il risultato a parlare: Hänni ha fatto una bellissima figura e quando l’ho visto avevo i brividi. Ero veramente fiera della scelta che è stata fatta».

Approfitterai della sosta in Ticino per qualche concerto?
«Arriveranno più in là, spero già a dicembre, e soprattutto in primavera ed estate l’anno prossimo».

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