Parola del giovanissimo duo strumentale Flanard che esce in questi giorni con un mini-disco “Galactic Trippers”: «Più che ignorare le tendenze vogliamo crearne di nuove»
LUGANO - Niente voce, solo pezzi strumentali con ampia improvvisazione e suonati con synth e batteria. Quella dei Flanard (nome d'arte del duo Leonardo degli Antoni e Flavio Calaon) di certo una "missione musicale" di quelle coraggiose, quasi scellerate.
Soprattutto considerando le mode musicali: «Più che ignorarle, le tendenze, preferiamo crearle rimanendo fedeli a noi stessi», ci raccontano i due che hanno da poco pubblicato un album “Galactic Trippers”, «il messaggio sembra passare perché la gente balla, e se lo fa significa che abbiamo ragione (ridono)».
Parecchio danzereccio, chi c'era lo sa, è stato il bi-concerto di qualche settimana fa al Cavea Festival. Una bella soddsifazione? «Sì, eccome, eravamo davvero “abbomba” (ridono). Scherzi a parte sono stati due bellissimi set che confermano che il lavoro che stiamo facendo è buono. E che creare un genere musicale un po' particolare, strumentale ma che si possa ballare e al contempo faccia viaggiare, non è una pazzia e dobbiamo continuare in questa direzione».
Ma i Flanard resteranno per sempre “muti“ o prima o poi la voce farà capolino? «A dire la verità ci stiamo pensando, introdurre parlato o cantato in alcuni momenti può dare davvero la differenza e far esclamare al pubblico: “Però, fico!”. Quindi, sì, ci stiamo lavorando».