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GERMANIAThe cleaners, «gli spazzini segreti della rete vanno aiutati»

13.04.19 - 18:35
Il regista Hans Block racconta il suo documentario inchiesta su chi valuta la violenza dei contenuti postati in rete
Keystone
Moritz Riesewieck e Hans Block
Moritz Riesewieck e Hans Block
The cleaners, «gli spazzini segreti della rete vanno aiutati»
Il regista Hans Block racconta il suo documentario inchiesta su chi valuta la violenza dei contenuti postati in rete

BERLINO - Sono in genere molto giovani, spesso religiosi e idealisti (il nucleo principale è alle Filippine) e passano ogni giorno ore e ore, da impiegati in società che non divulgano la loro attività, a individuare e eliminare dal web e dai social video materiali violenti. Dalle immagini delle decapitazioni dell'Isis a quelle degli abusi sui bambini, dal porno al bullismo. Parliamo dei 'content moderators', o meglio, gli spazzini (segreti) della rete, per colossi come Google e Facebook. Figure misteriose che si raccontano per la prima volta in Quello che i social non dicono - The Cleaners, il documentario inchiesta di Hans Block e Moritz Riesewieck, passato al Sundance, al Festival di Rotterdam e al Biografilm Festival.

«L'idea per il film - spiega all'ANSA Hans Block - ci è venuta qualche anno fa, quando fu diffuso sui social, causando uno shock globale, il video di una bambina di cinque o sei anni, violentata da un adulto. Nonostante sia stato rimosso velocemente, nell'arco di tempo online è stato condiviso 60 mila volte. Ci siamo chiesti allora a chi fosse dato il compito materialmente di non far arrivare sulla rete quegli orrori e ci siamo messi a indagare».

Il film, non fiction, mescola le interviste con alcuni dei cleaners attivi a Manila, che i due registi hanno convinto a parlare per la prima volta davanti a una cinepresa, alle grandi dichiarazioni d'intenti dei signori del web, sul valore di parole come libertà, democrazia e rispetto della persona, da Mark Zuckerberg alle audizioni davanti al Parlamento americano dei responsabili della sicurezza online di Google e facebook.

Un quadro denso di contraddizioni, nel quale l'esigenza di proteggere il pubblico si trasforma anche in censure ingiustificate, come quelle su immagini che testimoniano la distruzione della guerra o sulla satira politica: «I cleaners spesso non capiscono il contesto e nel dubbio preferiscono eliminare (tra le 'vittime', anche un quadro satirico di Trump nudo, che era stato condiviso in rete 50 milioni di volte, ndr). È chiaro - sottolinea il regista - che così entrano in gioco concetti fondamentali come democrazia e libertà di parola».

D'altronde quello dei cleaners è un compito difficilissimo, visto che ogni minuto di ogni giorno 500 ore di filmati sono caricati su YouTube, 450 mila tweet compaiono su Twitter e 2,5 milioni di post vengono pubblicati su Facebook.

Colpisce la quantità di immagini cruente (decine di migliaia) ai quali i cleaners si espongono ogni giorno: uno stress che ha fatto salire fra di loro il tasso di suicidi. «Molti prendono il loro lavoro come una missione cristiana, pensano di contribuire a ripulire il mondo dei peccati - spiega Block -. Si crea così un pericoloso mix di capitalismo e religione».

D'altronde il loro lavoro non può essere svolto da un algoritmo: «Gli esperti ci dicono che un computer può riconoscere i soggetti, ma non distinguere chiaramente la pericolosità delle azioni. Serve un essere umano. Bisogna allora garantire a queste persone preparazione adeguata, strumenti più efficaci e tutelarle anche a livello psicologico». C'è comunque, fra i cleaners, anche chi sdrammatizza: una delle ragazze intervistate, molto religiosa, spiega di aver visto tante scene di rapporti sessuali «da aver iniziato a sognare peni... era diventata una mia piccola forma di trasgressione».
 
 

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