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CANTONEChristian Zatta, un po' newyorkese e un po' intergalattico

10.12.18 - 06:01
Pubblicato pochi giorni fa, “The Intergalactic Traveler”, un concept album che il chitarrista luganese - appena rientrato da NY e di base a Zurigo - ha messo a punto con il trio Nova
Christian Zatta, un po' newyorkese e un po' intergalattico
Pubblicato pochi giorni fa, “The Intergalactic Traveler”, un concept album che il chitarrista luganese - appena rientrato da NY e di base a Zurigo - ha messo a punto con il trio Nova

LUGANO - Con Florian Bolliger (basso) e Daniel Schuchter (batteria), Christian - che parallelamente milita nella band hard-prog Tipsy Road, portando avanti anche un progetto solista e un duo acustico - ha messo a punto una produzione di undici tracce strumentali: un concept costruito - all'interno di una fusione di sonorità ammalianti - «come un’opera di musica classica, ossia con un’ouverture e un gran finale, dove vengono anticipati e citati elementi musicali presenti in più brani». «Il viaggiatore intergalattico (The Intergalactic Traveler), è il protagonista del racconto, e i titoli delle composizioni sono l’unica breve descrizione della storia racchiusa nel disco». Un album, questo, su cui Christian ha finito di lavorare la scorsa estate, poco prima di partire alla volta di New York, da dove - dopo una serie di prestigiose esperienze musicali - è appena rientrato.

Christian, raccontami prima di tutto della Grande Mela...

«La scena musicale è eccezionale e praticamente qualsiasi concerto, dal locale più rinomato a quello più piccolo e sconosciuto, è di livello molto alto. Vivere in prima persona questa realtà mi ha consentito di conoscere musicisti straordinari, dai quali ho imparato molto...».

Vuoi entrare nel dettaglio?

«Ho avuto il piacere di poter organizzare delle lezioni con Gilad Hekselman, Nir Felder, Ben Monder, Nita Hershkovits e Mike Stern. Quest’ultimo è da sempre uno dei miei chitarristi di riferimento e proprio con lui ho frequentato la lezione più entusiasmante. Sono cresciuto ascoltando la sua musica e, incontrandolo, ho potuto constatare che non solo è davvero una persona fantastica - molto gentile e disponibile -, ma anche un bravo insegnante, che ama la musica con tutto il suo cuore. Mi ha dato consigli molto interessanti e abbiamo suonato insieme per quasi due ore. È stata senza dubbio una delle esperienze più belle vissute a New York...».

Mike Stern, tra l’altro, è stato più volte ospite di Estival… Ne avete parlato?

«Certo, non appena gli ho detto di essere nato a Lugano. Io stesso ho avuto il piacere di sentirlo ben due volte: a Mendrisio e a Lugano. Mi ha chiesto quale dei due concerti avevo preferito e mi ha raccontato dell'amicizia con Jacki Marti, aggiungendo commenti molto positivi riguardo a Estival e alla sua organizzazione».

Sei cambiato dopo questa esperienza newyorkese?

«Molto. Ho imparato tanto. Mi sono concentrato principalmente sullo studio della tradizione jazz, con lo scopo di ampliare il mio vocabolario musicale e, in modo particolare, il “linguaggio” del bebop. Ho capito l’importanza di conoscere profondamente l’origine di quella musica e non solo il risultato osservabile oggi. Inoltre, ho avuto modo di suonare con studenti della Manhattan School of Music, così come della New School, tra cui un mio ex compagno e caro amico Robinson de Montmollin, con il quale ho avuto la fortuna di esibirmi tra le mura di un club di Manhattan».

Veniamo a “The Intergalactic Traveler”: quali le maggiori difficoltà riscontrate nella realizzazione, visto che parliamo di un concept?

«Organizzare un concept è un processo lungo e complesso. Non solo dal punto di vista musicale. Ancora prima di iniziare a comporre stavo già pensando a un tema generale e a una storia che potesse essere raccontata strumentalmente. La musica, i suoni, la grafica, i titoli e il nome della band sono tutti ispirati all’astronomia e alla fantascienza. Inoltre, durante i concerti, la musica è illustrata da proiezioni video che reagiscono a ciò che suoniamo e raccontano la storia racchiusa tra le note. Realizzare tutto ciò è stato davvero una sfida, ma ora ne siamo estremamente orgogliosi...».

Tra poche settimane partirà il tour… Oltre alle sei tappe già annunciate, ne state pianificando altre?

«A inizio gennaio partiremo per un primo “giro” che toccherà Svizzera (Baden, Sciaffusa), Germania (Emmendingen) e Austria (Dornbirn e Vienna). Concluderemo questa prima serie di concerti proprio in Ticino, il 12 gennaio, al Teatro di Banco. Stiamo programmando altre date, ma è ancora troppo presto per poter rivelare qualcosa di ufficiale...».

 

 

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