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CANTONEMario Biondi: «Quella volta che al Gaggiolo le guardie mi corsero dietro»

16.11.18 - 06:01
Il crooner catanese sarà la stella del decimo Concerto per l'infanzia organizzato e che si terrà sabato 24 novembre al Fevi di Locarno
MB
Mario Biondi: «Quella volta che al Gaggiolo le guardie mi corsero dietro»
Il crooner catanese sarà la stella del decimo Concerto per l'infanzia organizzato e che si terrà sabato 24 novembre al Fevi di Locarno

LOCARNO - Entusiasta di esibirsi al decimo concerto per l'infanzia anche perché vicino alle questioni, diciamo così, parentali: «Anche io sono padre, anzi per la precisione “ottipadre” (ride) ho la fortuna di avere otto figli dai 2 ai 22 anni», esordisce Mario Biondi, «per questo sono felice di prestare la mia voce per una causa bella e importante come questa».

Una famiglia musicale la sua? «Diciamo di sì, se ne ascolta tanta e se ne parla fra di noi. È vero che è una famiglia molto allargata, a dipendenza delle età ognuno ha i gusti suoi. Dal metal passando per l'hip-hop fino a Fedez e ho una figlia che ascolta la trap, ma solo quella americana. Non so perché ma quella italiana la prende un po' in giro (ride)».

Affinità di temi ma anche di luoghi: «Conosco bene il Ticino, l'ho frequentato molto soprattuto agli inizi, parlo di circa 20 anni fa. Stavo a Ligornetto e facevo spesso la spola da lì all'Italia», ricorda, «una volta mi sono fatto pure inseguire da una guardia di confine (ride). Mentre passavo c'erano stati molti sguardi e molta indecisione, alla fine io ero andato e lui mi è corso dietro: “Ma cosa fa?” e io: “Pensavo di poter passare” e lui: “In dogana non si pensa!” (ride)».

L'ultimo singolo, “I want to be free” nasce in collaborazione con i Quintorigo: «È un'inno alla liberta, in tempi che ritengo molto bui. Sono un cantante, mi sono sempre imposto di non prendere posizioni politiche. Non è il mio lavoro e non ho le competenze. Però per quanto riguarda le emozioni, se posso, voglio dire la mia. In questo senso il pezzo è una celebrazione, un inno all'apertura e all'amore».

Con la crisi del disco che c'è oggi, per il musicista vale ancora la pena di impegnarsi nella registrazione o meglio concentrarsi sul live? «Per quanto mi riguarda sono convinto che il concerto sia la mia dimensione. Per il disco, invece, è innegabile che come medium abbia fatto il suo tempo, adesso c'è altro. Per gli artisti però resta un qualcosa di utile per mettere su “tela” sé stessi e il proprio sound. Per conoscersi e farsi conoscere».

Un concerto tutto a fin di bene:
Tutti i ricavati del concerto del 24 novembre saranno devoluti all'Associazione ticinese famiglie affidatarie (Afta). Attiva dal 1981 si occupa non solo di sensibilizzazione sul territorio riguardo al tema ma anche della formazione (e del sostegno) di quelle famiglie che hanno deciso di impegnarsi nell'accogliere minori in difficoltà. Attualmente in Ticino si parla di 150 nuclei famigliari che hanno accolto 180 ragazzi fino ai 18 anni di età. 

 

Prevendita: biglietteria.ch

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