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CANTONEColui che portò la pace tra i rivali del beat italiano

17.09.18 - 06:01
Venerdì esce Love and Peace, primo disco degli ex rivali (e leggende del beat) Shel Shapiro e Maurizio Vandelli. Alle origini del sodalizio c’è lo zampino di un giornalista ticinese: Giorgio Fieschi
Colui che portò la pace tra i rivali del beat italiano
Venerdì esce Love and Peace, primo disco degli ex rivali (e leggende del beat) Shel Shapiro e Maurizio Vandelli. Alle origini del sodalizio c’è lo zampino di un giornalista ticinese: Giorgio Fieschi

BELLINZONA - Dopo decenni di rivalità gli ex frontman di due gruppi storici della musica tricolore (Shapiro dei Rokes, Vandelli dell’Equipe 84, ndr) hanno varcato - per la prima volta insieme - la soglia di uno studio di registrazione. Impensabile fino a qualche tempo fa. Anche se nel corso degli ultimi due decenni, in più occasioni, li abbiamo visti condividere lo stesso palco, anche in tv.

Cosa troveremo all’interno di “Love and Peace” (Sony)? Alcuni grandi successi dei due gruppi rivisitati. E loro al riguardo dicono: «Non parlateci di operazione nostalgia - puntualizzano i due musicisti in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera - Al limite è curiosità per vedere dove siamo arrivati. La nostalgia non emoziona, il karaoke non vale niente, è la sorpresa che conta».

In vista dell’imminente uscita, in questi giorni, si parla tanto e inevitabilmente dell’album. Un’adeguata promozione non manca affatto, anche se per i due, visto il loro spessore, non servirebbe. Shapiro e Vandelli rilasciano interviste, raccontandosi e raccontando la nuova produzione.

Ma c’è un aspetto molto importante che non hanno (ancora) rivelato: Shapiro e Vandelli hanno incominciato a parlarsi, a frequentarsi, proprio qui alle nostre latitudini, già nel lontano 1994, grazie a Giorgio Fieschi. Fieschi che li ingaggiò e li convinse a condividere il palco - per la prima volta in assoluto -, a Bellinzona, in occasione del festival Feedback. Vediamo cosa accadde…

Giorgio, presumo non sia stato affatto facile convincerli… Come andò esattamente?

«Non sarebbe corretto definirla impresa ardua. Comunque ci sono voluti pazienza e un certo tatto, trattandosi, quanto a carattere, di due “peperini”. Non a caso, Vandelli ai tempi era soprannominato “Il principe”. Con lui mi recai a casa di Shel, a Milano. Per meglio riuscire nell’impresa, mi feci accompagnare dall’amico Corry Knobel (all'epoca stage manager di Feedback) e da Marinella Venegoni, una delle più note e grintose giornaliste musicali d’Italia. Marinella all’evento dedicò ampi articoli su La Stampa, prima e dopo il concerto».

Immagino molta tensione, almeno nei primi istanti…

«Inizialmente un po’ di diffidenza da parte di ambedue, uno scambio di battute tra il pungente e lo scherzoso. Poi, però, fu piacevolissimo. Una serata che prese avvio con una risottata e proseguì con il racconto di divertenti aneddoti. In quell’occasione Vandelli confidò che aveva il porto d’armi, seppure non gli servisse».

Prima del concerto a Bellinzona, nonostante la loro grandezza, suppongo abbiano dovuto provare... Che vuoi dirmi al riguardo?

«I due vennero in Ticino con un po’ d’anticipo sulla data del concerto, ad Arbedo per provare. In Piazza del Sole, poi, eseguirono molti pezzi accompagnati dai Dik Dik, di cui Vandelli per qualche tempo è stato produttore. Una splendida prestazione. Particolarmente apprezzato dal pubblico – oltre quindicimila persone (non c’erano ancora i camini dell’autosilo) –, il duetto con uno dei più celebri pezzi degli Everly Brothers. Il concerto fu ripreso e messo in onda dalla Televisione della Svizzera Italiana».

Da grande esperto e cultore musicale, cosa ti aspetti da “Love and Peace”?

«Conoscendo i due, con cui, in seguito, separatamente, ho realizzato altri programmi televisivi, un album di qualità. Dirò però che finora ho apprezzato più i rifacimenti di Vandelli che quelli di Shapiro, in quanto più fedeli ai pezzi originali».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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