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STATI UNITI /CANTONEIl blues di Thornetta Davis, da Detroit a Lugano

24.08.18 - 06:01
Thornetta Davis sarà una delle grandi protagoniste della 30esima edizione di Blues To Bop, in programma a Lugano dal 30 agosto al 1. settembre e a Morcote il giorno 2
FOTO FB/JANE CASSISI PHOTOGRAPHY
Thornetta Davis.
Thornetta Davis.
Il blues di Thornetta Davis, da Detroit a Lugano
Thornetta Davis sarà una delle grandi protagoniste della 30esima edizione di Blues To Bop, in programma a Lugano dal 30 agosto al 1. settembre e a Morcote il giorno 2

DETROIT/LUGANO - Sulle scene da oltre tre decenni, Thornetta Davis nel corso della sua lunga carriera ha fatto razzia di premi, in particolare nella sua città natale - Detroit, Michigan - dove, soltanto l’anno scorso, nell’ambito dei Detroit Music Awards, è stata insignita di ben otto riconoscimenti.

Una vocalità estremamente elastica la sua, penetrante, che modula - all’interno di qualsiasi contesto, all’interno di qualsiasi ambientazione - senza difficoltà. Mrs. Davis si ciba di blues, di soul, di r&b fin da bambina, «da quando incominciai a cantare in chiesa e nel coro della scuola», mi spiega nel corso di una lunga intervista telefonica. «Dopo le lezioni, ricordo, tornavo a casa di corsa per ascoltare i miei dischi preferiti...».

Mrs. Davis, di quali artisti stiamo parlando, in particolare?

«Beh, delle Supremes, di Gladys Knight, di Barry White, di Al Green, di Bill Withers e, ovviamente, di Aretha Franklin. Come puoi immaginare erano tutti dischi di mia madre…».

Chi è per lei Aretha Franklin?

«Il mio punto di riferimento assoluto».

So che l’ha conosciuta...

«Già, che emozione! Ho avuto anche l’immensa opportunità di cantare con lei - nelle vesti di corista con altre due ragazze - in occasione di una commemorazione della tragedia dell’11 settembre a Washington. Successivamente, con la medesima formazione, nel suo home studio qui a Detroit, registrammo anche un brano. Un brano tuttora chiuso nei suoi archivi…».

Che tipo di persona era?

«Una donna gentilissima…».

Dopo l’esperienza con i Chisel Brothers, nel 1996 ha dato alle stampe il suo primo disco da solista, “Sunday Morning Music”: un album pubblicato con la Sub Pop, storica label di base a Seattle, prevalentemente legata al grunge…

«L’indirizzo, come hai potuto sentire, è più rock blues… “Sunday Morning Music” amo comunque definirlo “il mio album grunge”…».

“Thornetta Davis Covered Live at the Music Menu” (LadyT, 2001) è un album dal vivo che raccoglie una serie di cover: a quali si sente più vicina?

«Le amo tutte. Difficile fare una selezione tra pezzi come “I’d Rather Drink Muddy Water”, “C.C. Rider” o “Hound Dog”, non trovi?».

Nel corso della sua lunga carriera ha aperto gli show di autentiche leggende del blues e del rhythm & blues, tra le quali figura anche Etta James. Com’era in realtà?

«Devo dire che ho aperto non uno ma due suoi concerti e non ho mai avuto modo di incontrarla nel backstage. Arrivava in fretta e furia, cantava, saliva in macchina e spariva… Non voleva vedere nessuno...».

“Honest Woman” (Sweet Mama Music, 2016) è il suo terzo e ultimo album: che vuole dirmi al riguardo?

«Racconta la mia vita… Lo definirei un viaggio nella mia esistenza, non sempre facile...».

Come prima cosa, secondo lei, che deve fare una donna onesta (“Honest Woman”, ndr)?

«Essere onesta con sé stessa…».

 

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