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CANTONE"La Marie Séraphique", un altro punto di vista sul tema dei migranti

14.08.18 - 06:01
È il nuovo corto firmato Jack Martin: uno sguardo attento a questo tema di grande attualità e agli ultimi lavori di Jean-Luc Godard
"La Marie Séraphique", un altro punto di vista sul tema dei migranti
È il nuovo corto firmato Jack Martin: uno sguardo attento a questo tema di grande attualità e agli ultimi lavori di Jean-Luc Godard

LUGANO - Sono mesi molto ricchi per Jack Martin, regista ticinese e fondatore della casa di produzione Goodfellas Motion Pictures. Sono stati resi pubblici il gangster movie "The Babylon" e un cortometraggio a sfondo sociale dal titolo evocativo: "La Marie Séraphique".

Jack, cos'è "La Marie Séraphique"?

«Per prima cosa la "Marie Séraphique" è il nome di un brigantino negrerio del XVIII secolo. Il nostro corto invece è un monologo di una nave, che affronta la sua vita e il suo lavoro dapprima con passione e dedizione, infine sconfortata dai continui abusi subiti, fino all'inesorabile affondamento finale. Il film vuole essere una provocazione, uno sguardo diverso su un tema delicato e spinoso». 

Perché hai scelto di affrontare un tema attuale come quello dei migranti con questo taglio?

«La mia volontà era quella di dimostrare che si può affrontare un tema come questo ponendo lo sguardo altrove, o meglio, cambiando punto di vista. Siamo abituati a vedere il problema da un solo lato, ma ci sono molti aspetti che possono essere trattati. Noi ne abbiamo scelto uno molto diverso, a tratti provocante, ma sicuramente non scontato. Da noi si lavora troppo spesso su temi sociali: abbiamo voluto fare anche noi un film "sociale", ma a modo nostro». 

C'è una fonte d'ispirazione precisa?

«Lo stile del film, così come la lingua, riportano un po' ai film francesi sperimentali degli anni '60. Il grande Jean-Luc Godard in anni recenti presenta film di questo tipo, utilizzando una serie infinita di immagini prescelte, accompagnate da musica e testi. Un modo diverso di concepire il cinema». 

Com'è nata la collaborazione con Jean-Marie Reynier, l'autore del testo?

«Con Jean-Marie, che conosco da molti anni, ho già lavorato nel mio film "A8012" (lui interpretava il soldato francese). Quando mi è venuta in mente l'idea volevo qualcuno che potesse comprendere la mia provocazione. Oltre ad essere molto in gamba è anche un ottimo scrittore. La collaborazione col lui è stata quasi naturale (anche perché conosce bene il francese)».

Cambiando argomento, sei stato negli Stati Uniti per la proiezione a Miami di "The Babylon": com'è andata?

«"The Babylon" è stato proiettato durante la IndieWise convention a Miami. È il secondo anno che mi invitano. Hanno apprezzato molto il film, in fondo lo stile di "The Babylon" è molto in linea con lo stile americano. C'è addirittura una scena girata a Miami, ma per vederla bisogna aspettare la fine dei titoli di coda». 

In pochi mesi sei passato da un gangster movie a un cortometraggio dal forte impatto sociale: hai avuto difficoltà nel cambiare registro così nettamente?

«Io amo sperimentare sempre generi nuovi. Passare da un film di gangster a questo a sfondo sociale è stato divertente, tenendo conto che stiamo lavorando ad un fantasy nel frattempo. Credo che da noi si lavori troppo poco sul genere, noi cambiamo genere ogni volta, un po' perché è bello fare cose nuove, creare un nuovo stile eccetera, un po' perché la ripetitività non fa per me....».

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