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CANTONEL'incontro con la fede, tra sfumature pop e soul

06.06.18 - 06:01
Pubblicato un paio di settimane fa in digitale "Transition", il nuovo album della giovane cantante ticinese Deborah Bough
L'incontro con la fede, tra sfumature pop e soul
Pubblicato un paio di settimane fa in digitale "Transition", il nuovo album della giovane cantante ticinese Deborah Bough

LUGANO - Un percorso spirituale, quello di Deborah. Un percorso che, vivendolo, nel contempo ha trasformato in versi, in strofe, in musica, poi in canzoni, dando alla luce un album - suddiviso in undici tracce - di ottima fattura. Si è servita di strutture pop, electro-pop, nutrite da riverberi di matrice soul, funk, così come di una vocalità elastica, la sua, in grado di adattarsi, con facilità, all’interno di qualsiasi ambientazione sonora.

Deborah, perché "Transition"?

«Da quando ho conosciuto Dio per quello che è - e non per ciò che le religioni, le critiche o i trend diffondono - la mia vita si è trasformata in qualcosa di meraviglioso. Con ogni canzone di questo disco auguro al mio pubblico di conoscere questa potenza, che mi ha reso migliore e più felice».

Quali i brani dell'album a cui sei più legata, oltre ai cinque singoli già pubblicati ("Miracle", "Supreme Love", "I See You", "Move" e "When A Man") che, tra l'altro, stanno spopolando nelle radio svizzere?

«Sono legata a tutte le canzoni, anche se devo ammettere che mi piace molto "Not Going To", di cui uscirà presto il video. Inoltre, ho l'impressione che "Fast & Furious" e "You Say" creino una sorta di dipendenza, per non parlare di "Screen", un miscuglio tra pop-house ed electro...».

Che vuoi dirmi dei testi in termini generali?

«I testi ruotano tutti attorno alla fede, che in questo ultimo periodo della mia vita mi ha consentito di acquisire grande sicurezza e autostima. Vorrei precisare che ogni brano parla di ciò che vivo e osservo in prima persona. "Move", ad esempio, ci esorta a usare la nostra capacità di scegliere per far fronte alle brutte situazioni. Se le cose continuano a non funzionare, però, siamo noi a dover cambiare. Lamentarsi non porta soluzioni, sorridere interiormente, invece, può aprirci delle strade».

Come hai lavorato alle strutture delle canzoni? Hai scritto testi e linee melodiche, giusto?

«Sì, sono autrice e interprete di tutti i miei dischi. L’ispirazione per scrivere "When a Man", ad esempio, mi è venuta grazie a un tweet pubblicato da un pastore evangelico che diceva (in inglese): “Quando un uomo è a terra, deve solo appoggiarsi a Dio…”. Questa affermazione mi ha colpito profondamente, anche perché so bene cosa produce su un uomo l’effetto della fede. Ho preso subito la chitarra, e la canzone, devo dire, è nata in modo molto spontaneo...».

Che vuoi dirmi delle registrazioni? Sono state effettuate con Roberto Colombo presso l'Heaven Recording Studio di Lugano, giusto?

«Esatto. Abbiamo lavorato sugli arrangiamenti e portato a termine questo disco in poco tempo, in meno di un anno. Ci si mette di più a fare video, grafica e promozione... Lo studio è come la mia seconda casa. Non importa quale problema mi affligge, quando entro in sala di incisione o salgo sul palco, tutto il resto sparisce...».

Cosa hai ascoltato durante l'intero processo di lavorazione?

«Come sa bene il mio pubblico, sono nata per il pop, quindi mi lascio ispirare principalmente dal beat e dal sound di questo stile. Apprezzo molto Ed Sheeran, "Million Reasons" di Lady Gaga , "There’s Nothing Holdin' Me Back" di Shawn Mendes, Adele e poi gruppi e artisti cristiani contemporanei, quali Tori Kelly, Hollyn, TobyMac, così come Hillsong e Bethel Church. Per l’ultimo pezzo dell’album, "Make a Way", ammetto di essermi ispirata un po' ai mitici Massive Attack».

In quale modo questi ascolti hanno influenzato il disco?

«Non credo che l’abbiano influenzato più di tanto, sono più per la ricerca di un sound originale. Infatti, spesso Colombo mi chiede: “Da dove ti vengono queste brillanti idee che non stanno né in cielo né in terra?”. A questa domanda spesso rispondo la verità: “Prego e poi arrivano”. E lui sorridendo mi dice: "Forse dovrei iniziare anch’io".  Ad ogni modo, avendo una voce flessibile che si presta a più stili musicali, ho voluto giocare un po'. I miei fan dicono che con questo album mi scoprono brano dopo brano: non si stancano di ascoltarlo, perché, a differenza di quanto si sente in giro al giorno d'oggi, ogni canzone è diversa dall’altra...».

Quando presenterai il disco in dimensione live?

«Il primo "Transition Show" è in programma al Parco di Orselina il 18 luglio. Quattro giorni dopo, il 22,  mi esibirò a Sierre. A breve annuncerò altre date sul mio portale».

 

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