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CANTONE / FRANCIANevercrew alla conquista di Parigi

07.05.18 - 06:01
Christian Rebecchi e Pablo Togni esplorano il tema del rapporto, in particolare quello tra uomo e natura, nella mostra personale a loro dedicata dalla CGA Gallery fino al 2 giugno
Nevercrew alla conquista di Parigi
Christian Rebecchi e Pablo Togni esplorano il tema del rapporto, in particolare quello tra uomo e natura, nella mostra personale a loro dedicata dalla CGA Gallery fino al 2 giugno

PARIGI - Venerdì 4 maggio la CGA Gallery di Parigi ha inaugurato "Incidence", una personale dedicata ai Nevercrew che chiuderà i battenti il 2 giugno. Abbiamo raggiunto il duo ticinese (i Nevercrew sono Christian Rebecchi e Pablo Togni) nella capitale francese.

Come stanno andando queste giornate parigine?

«Sono molto piene, comunque tutto bene».

Com'è nata l'idea di questa mostra?

«Siamo stati contattati da Geoffroy Jossaume, il direttore della galleria, già un paio d’anni fa. In quel momento avevamo altre due esposizioni personali in previsione e pertanto non avrebbe avuto senso pensare a una terza. Appena possibile abbiamo però fissato le date e da quel momento abbiamo avuto modo di iniziare a progettare». 

Qual è il filo conduttore di questa esposizione, e cosa troveranno i visitatori?

«Abbiamo lavorato sull’idea di rapporto, con un’attenzione particolare per il rapporto tra uomo e natura (tema che ci è particolarmente caro). Rapporto, in questo caso, evidenziato dai segni che ne derivano, dalle tracce, dalle conseguenze. Rapporto come soggetto per evidenziare però le parti in causa come attori con responsabilità attive. I visitatori troveranno quindi una serie di opere in cui abbiamo affrontato questa tematica sulla linea di quando fatto negli ultimi anni. Ci saranno tele, sculture, alcune sperimentazioni tridimensionali e uno (o forse due) interventi realizzati sul posto».

Per l'occasione avete realizzato una stampa speciale: ci potete spiegare di che si tratta?

«L’abbiamo chiamata “Propagating machine n.4” ed è un’ulteriore rappresentazione del rapporto di causa effetto e dell’equilibrio che esiste inevitabilmente tra le parti di un sistema, in questo caso inteso principalmente come l’ambiente naturale in cui tutti viviamo, ma visto anche come ambiente sociale e personale. A livello tecnico si tratta di una stampa realizzata a stencils con 17 tinte, in serie di 40 esemplari in cui compaiono varianti di colore e di posizionamento di alcuni elementi».

Come si è evoluto il vostro stile, il vostro concetto di arte?

«La principale linea su cui si è evoluto il nostro lavoro è sicuramente quella del linguaggio comunicativo. Abbiamo infatti lavorato molto su un nostro immaginario fatto di elementi che possano sempre più permetterci di veicolare al contempo un discorso d’insieme e contenuti specifici. Questo percorso si è sviluppato e si sta sviluppando da anni nel rapporto diretto con i luoghi in cui realizziamo interventi urbani, con cui riteniamo esista una costante “discussione”, uno scambio, simile a quello che esiste tra noi ed il nostro lavoro.

A livello stilistico abbiamo elementi che ci portiamo dietro da più di vent’anni e che abbiamo approfondito, abbinati ad altri che includiamo man mano per sperimentazione o per necessità progettuali. Pensiamo ad esempio all’uso di bidimensionalità e tridimensionalità messe a confronto: è un concetto che ci è sempre interessato e che tuttora è parte fondamentale della composizione, del concetto e dell’ “interattività” di quello che facciamo».

Volendo fare un bilancio, c'è qualcosa che avete fatto e non avreste voluto fare, o avreste fatto diversamente?

«Ci sono tante cose che avremmo fatto in modo differente, ma tutto sommato, guardando quello che é stato il nostro percorso, sono state tutte esperienze utili».

In chiusura, un'anticipazione su un vostro prossimo lavoro?

Ci sono diversi progetti in fase di preparazione per questo 2018, in particolare interventi urbani. Il prossimo sarà a Berlino e ne seguirà presto uno in Svizzera.

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