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CANTONE«Bravi svizzeri, a voi sì che piace ridere»

16.04.18 - 06:01
Il rapporto con la Svizzera e con Dimitri, quello con la Russia, con la gioia e la paura, le parole e il silenzio. A colloquio con Slava, al Lac dal 19 al 22 e «nel tempo libero in montagna»
«Bravi svizzeri, a voi sì che piace ridere»
Il rapporto con la Svizzera e con Dimitri, quello con la Russia, con la gioia e la paura, le parole e il silenzio. A colloquio con Slava, al Lac dal 19 al 22 e «nel tempo libero in montagna»

LUGANO - Venticinque anni dopo, non ci si stanca ancora di portare in giro per il mondo lo stesso spettacolo. Né, va di conseguenza, si è stancata di andarlo a vedere la gente: affascinata prima di entrare, entusiasta quando esce, fresca dell'incanto di un teatro che si intreccia con il circo in una fiaba che si adatta a disparate età e generazioni. Slava's Snowshow, lo show della neve di Slava, arriverà a Lugano giovedì, ci rimarrà fino a domenica e promette di raccogliere il medesimo successo che lo accompagna dal 1993: quando nacque da un'intuizione di Slava Polunin, nato in Russia nel 1950 e diventato famoso come il "clown giallo" dal colore delle vesti. 

Slava, ma come fa?

«È merito della mia compagnia. Anche giù dal palco viviamo dentro quella stessa atmosfera carica di gioia, di felicità che riempie poi lo spettacolo e gli spettatori. E c'è un'altra cosa: non è vero che lo show è sempre lo stesso da venticinque anni».

Come dice? Smentisce le recensioni, la storia, i resoconti sul suo stesso sito?

«Confermo, ogni sera è diverso. Gli artisti sanno cosa dovranno fare soltanto trenta minuti prima dell'inizio. E appena un minuto prima io dico loro la parola chiave di quella serata. Così lo spettacolo risulta sempre interessante per gli attori; di conseguenza, per gli spettatori».

Ha già qualche idea per Lugano?

«Mi lascerò guidare dall'ispirazione e l'improvvisazione del momento».

Ma ci spieghi: che cosa cambia, se il canovaccio resta il medesimo?

«Prima di salire sul palco, guardo negli occhi tutti gli artisti. in questo modo capisco chi è più felice di tutti. Sarà lui il leader del gruppo per quella sera. Il leader dà inevitabilmente la sua impronta allo show. Ogni artista fa le cose in modo diverso, ha un suo modo per rendere felici gli altri». 

Una volta lei ha detto: "Più felice sei tu, più felice è il tuo pubblico". Riesce ancora a essere abbastanza felice o è diventato più difficile?

«Al contrario. Più passa il tempo, più diventiamo professionali. È più facile far ridere la gente».

Nonostante i tempi che corrono?

«Più la vita è difficile, più c'è bisogno della gioia».

Che si trova a teatro?

«Sì. Il teatro dà l'opportunità di essere felici e le persone non se la lasciano mai sfuggire».

Riformulo la domanda: c'è più bisogno di essere felici, oggi, visti i tempi che corrono?

«Non saprei, non me ne accorgo. Io dal palco vedo solo gente felice».

Lei è di nazionalità russa. Che cosa c'è da ridere in Russia?

«La Russia è sempre stata un Paese problematico, oggi come in passato. Ciò nonostante, ha sempre cercato la gioia, non meno di altri popoli».

E quello che sta succedendo adesso? Le tensioni con gli Usa, con il mondo, Sergej Skripal, eccetera?

«È un altro pianeta. Io vivo molto lontano».

Ha paura?

«La mia sola paura è quella per il prossimo, per i miei cari. Ho tre figli, due nipoti».

E li fa ridere. Invece per che cos'è che piange Slava?

«Per le stesse cose degli altri. Mi fanno piangere le cipolle, mi fa piangere non avere le caramelle...». 

Slava, il clown è una figura che esiste e resiste da tempi immemori. Perché? 

«Ha un senso ed è sempre lo stesso nel tempo: insegnare a vivere, aiutare a vivere. Il clown mostra alla gente che non sta male come a volte crede».

Chiunque può essere un clown?

«Il clown non è una professione, è un destino. Bisogna nascere clown, non si può diventarlo».

Lei quando e come ha capito di esserlo?

«A dieci anni, quando ho visto Chaplin e ho capito che volevo essere come lui».

Chaplin, il cinema muto. E anche lei è un mimo. Il mimo non usa parole. Forse non servono?

«In effetti io sono abbastanza silenzioso, non parlo molto. Ma con i miei cari potrei parlare tutta la notte fino al mattino. Le parole servono per le relazioni dell'anima, dello spirito».

Altrimenti, se ne può fare a meno?

«Quest'epoca ha tolto valore alle parole. Si è affidata alle immagini, spesso più forti».

Perché?  

«Perché la gente non si fida più delle parole. Hanno portato tanto male, causato tante cose brutte».

Torniamo alla gioia allora. È felice di venire in Svizzera?

«Ci sono venuto molte volte. La Svizzera è la patria dei miei clown preferiti: Grock, Gardi Hutter, Dimitri. Dimitri l'ho incontrato spesso. E ora ho invitato suo figlio David a presentare uno spettacolo al Mulino Giallo». 

Mulino Giallo? 

«Moulin Jaune, in Francia, non distante da Parigi. Un giardino meraviglioso. Andate a vedere sul sito: www.moulinjaune.com».

Ma oltre ai clown in Svizzera c'è altro? Che cosa le piace?

«La natura. La sensazione di pace e serenità. La fondue! E poi in Svizzera la gente ama i clown. C'è un bel museo su Chaplin, un museo del clown. Che bello». 

Questo week end che cosa ha intenzione di fare, nel tempo che le avanza?

«Andare a passeggiare in montagna. Amo la natura. Ma adoro anche il lago di Como».

Non è che, quando pensa a  Slava lontano dalle scene, pensa alla Svizzera? Dove si vede Slava in pensione?

«Il mio posto me lo sono già costruito da solo. È il Mulino Giallo!».

Slava, ma lei in pensione ci andrà mai?

«Mia moglie dice che sono in pensione da una vita. Io dico che voglio stare sul palco finché sarà possibile. Anche in carrozzella».

E il Mulino Giallo?

«Posso fare tutto. So portare avanti più progetti contemporaneamente, ne ho ovunque».

Svizzera?

«Non vediamo l'ora di arrivare a Lugano». 

 

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