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CANTONEVerso Shangri-La con i Cosmic Fields

12.04.18 - 06:01
Reduci dalla realizzazione del secondo disco - pubblicato in digitale, cd e vinile -, sabato 14 aprile alle 21.30 i ginevrini Cosmic Fields faranno tappa al Mono Bar di Locarno
Verso Shangri-La con i Cosmic Fields
Reduci dalla realizzazione del secondo disco - pubblicato in digitale, cd e vinile -, sabato 14 aprile alle 21.30 i ginevrini Cosmic Fields faranno tappa al Mono Bar di Locarno

LOCARNO - Riverberi psichedelici, pop astratto, funk e groove di stampo progressive sono gli elementi della commistione sonora alla base di “Shangri-La” (Le Pop Club Records/Echo Orange, 2 marzo 2018), il secondo - ottimo - lavoro messo a punto dal giovane combo di Ginevra, attualmente condiviso da Albert S. Rivera (voce, chitarra), Sébastien Bui (tastiere, synth, cori), Alain Sandri (batteria, cori) e, al basso, da circa un anno, Yavor Lilov.

Ed è proprio con quest’ultimo che negli scorsi giorni - in attesa di vederli sabato sul palco - abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Yavor, che vuoi dirmi dello sviluppo di questo secondo disco?

«Sono stato “reclutato” nelle fila della band quando l’album era già finito, per cui, posso semplicemente riportare ciò che mi è stato spiegato: diciamo che Albert, Sébastien e Alain si sono affidati all’istinto, senza un preciso indirizzo sonoro predefinito. Quindi, hanno dato avvio a una sorta di ricerca che li ha portati a ritagliare e a ricucire suoni per un po’ di tempo...».

Che vuoi dirmi del titolo?

«Il titolo nasce dalla ricerca di cui ti parlavo poco fa che, alla fine, ci porta, e trasporta l’ascoltatore, in questo luogo immaginario, mistico, meraviglioso: “Shangri-La”».

Chi ha suonato il basso nel disco?

«Fino al mio arrivo, che risale pressappoco a un anno fa, i Cosmic Fields erano un trio, ossia Albert, Sébastien e Alain. Per le sessioni di registrazione di “Shangri-La” si sono affidati a un amico, Elie Ghersinu dei Magic & Naked, mentre nel primo album, omonimo (Le Pop Club Records, 2016), si è fatto carico delle linee di basso Sébastien, lavorando col synth». 

Vuoi entrare nel dettaglio dei testi?

«I testi sono di Albert. Mi piace molto il suo stile di scrittura: i versi sono molto semplici, corti, immediati. Non sono mai nitide le sue riflessioni, per cui possono non dire nulla, come, nello stesso tempo, possono dire tutto...».

Quali, secondo te, le maggiori influenze confluite nell’album?

«Come hai sentito, rispetto al primo disco - costruito con un approccio più rock - “Shangri-La” risuona volutamente più pacato… Le influenze musicali, comunque, sono tante. E molto diverse tra loro...».

Vuoi fare qualche nome, prima di concludere?

«Parliament, Pond, Pink Floyd, Doors…».

 

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