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CANTONEEmozioni allo specchio: Nic Gyalson è Mr. Sorrow

14.02.18 - 06:01
A due mesi dall’uscita della raccolta “Soundtracks 2014-2017”, pochi giorni fa Nic Gyalson ha dato alla luce un nuovo singolo, “Mr. Sorrow”
FOTO SERENA MAGGINI
Nicolò Mariani (alias Nic Gyalson).
Nicolò Mariani (alias Nic Gyalson).
Emozioni allo specchio: Nic Gyalson è Mr. Sorrow
A due mesi dall’uscita della raccolta “Soundtracks 2014-2017”, pochi giorni fa Nic Gyalson ha dato alla luce un nuovo singolo, “Mr. Sorrow”

LUGANO - Una canzone, “Mr. Sorrow”, messa a punto all’interno di una struttura pop-folk oriented nutrita da venature soul che Nic, anche in questo caso, si è cucito perfettamente addosso...

Nic, la gestazione del brano pare sia stata piuttosto lunga... Vuoi entrare nel dettaglio?

«È iniziato tutto a fine 2012, alla stazione dell'U-Bahn di Tiergarten, a Berlino: qualche linea di testo abbozzata su uno scontrino e una melodia fissa in testa. Da lì è iniziato un percorso travagliato. Penso di aver arrangiato e registrato almeno sette versioni di “Mr Sorrow”, ma nessuna con un risultato davvero soddisfacente. Quindi l'ho lasciata lì in attesa del momento giusto».

Che facevi a Berlino?

«Avevo 21 anni e volevo iscrivermi a un'università di cinema germanica, per cui me ne andai a quelle latitudini con l'idea di imparare il tedesco. Attraversai però un periodo di profonda depressione, travolto da una parte dall'entusiasmo delle prime composizioni e della scoperta di un mondo nuovo, e dall’altra dal peso della prima storia d'amore finita male, così come da un sacco di insicurezze e indecisioni professionali e personali».

Perché hai ripreso in mano questo pezzo proprio ora?

«Forse perché certe sensazioni non mi abbandonano mai del tutto e, ciclicamente, torno a sentirmi ancora come in quel periodo. Ho delle emozioni stagionali. Lo scorso autunno ho passato di nuovo alcuni momenti pesanti ed è tornata suonarmi in testa questa canzone che, in fondo, avevo scritto proprio per tirarmi su in un momento in cui vedevo davvero tutto nero: “Mr. Sorrow”, se vuoi, è la faccia che avevo visto quel giorno nello specchio della squallida stanza in cui alloggiavo a Berlino, e che non avevo riconosciuto...».

Vuoi entrare nel dettaglio dei versi, delle strofe?

«Il testo è un dialogo con questo personaggio, questa parte oscura di me. Gli chiedo che vuole. Che mi arrenda al dolore, o che mi crei l'illusione di un futuro felice per sentirmi un po' meglio? Parlo poi di una ragazza che non fa più parte della mia vita, e dalla cui immagine assuefacente spero di potermi presto allontanare».

Rispetto alle tue precedenti produzioni, all'interno di questo pezzo sento sonorità diverse... Che vuoi dirmi al riguardo?

«“Mr. Sorrow” è un brano semplice, immediato. Ho provato a complicarlo e si è ribellato. Ho provato a metterci la rabbia e mi suonava artificiale. Alla fine, ho voluto fare un pezzo che mi trasmettesse tutta l'allegria e la speranza che mi mancavano quando l'ho concepito. È diventato un brano tra il pop e il folk, per via del suono della chitarra acustica, ma quando ho sentito Dario giocare con i piatti nel ritornello, ho avvertito un profumo di musica soul: così ho deciso di scrivere una linea di piano Wurlitzer per Serena».

Racccontami le registrazioni...

«Abbiamo registrato in tre – Dario, Serena ed io – a casa mia, tra la lavanderia e la sala prove. Ho curato personalmente sia le registrazioni, sia il missaggio...».

“Mr. Sorrow” è il primo singolo di quello che sarà il tuo secondo album (senza contare, ovviamente, la raccolta di colonne sonore pubblicata lo scorso dicembre)?

«Può darsi...».

Che vuoi dirmi della nuova dimensione della line-up? Prevedi il coinvolgimento di un nuovo bassista?

«Non per il momento. Conto di calcare i prossimi palchi in trio. Naturalmente questo mi sta portando a fare alcune reinterpretazioni, specie per le parti di tastiere e sintetizzatori».

Quando il prossimo concerto da queste parti?

«Vedremo. Per ora non ci sono date definite in Ticino, ma qualcosa combinerò sicuramente, anche se adesso come adesso lo sguardo è giustamente indirizzato al resto della Svizzera e all'estero. Non so dove mi porterà quest'anno la musica, ma non vedo l'ora di scoprirlo!».

 

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