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CANTONEUna "Fecondazione sonora" targata The Black Heidis

01.02.18 - 06:01
Sono tre giovani e hanno energia da vendere: il loro debutto discografico lo conferma
Una "Fecondazione sonora" targata The Black Heidis
Sono tre giovani e hanno energia da vendere: il loro debutto discografico lo conferma

LUGANO - C'è tanta energia in "Fecondazione sonora", il debutto discografico firmato The Black Heidis. Tre ragazze con una grande passione per la musica: Gea (batteria e cajon), Yeelen (voce, chitarra e kazoo) e Sandrine (basso). 

Il disco è stato presentato ufficialmente il 20 gennaio a Locarno e ora le copie sono giunte (o stanno per farlo) a chi ha partecipato alla campagna crowdfunding su Wemakeit. Le registrazioni sono state fatte presso uno studio romando, sotto la guida di Giacomo Platamone. Il missaggio è stato compiuto invece in Ticino, presso La Corte Studio di Monte Carasso mentre per il mastering The Black Heidis si sono rivolte a un professionista piemontese. Il lavoro grafico è stato invece curato dall'artista ticinese Giulia Toscanelli.

Siamo dunque entrati nel merito di questo lavoro con le autrici, ed ecco cosa ci hanno detto.

Perché il titolo "Fecondazione sonora"?

Gea: «"Fecondazione Sonora" è un'espressione che abbiamo utilizzato un po' per ridere dopo una jam tra di noi particolarmente riuscita. In quel momento la fecondazione sonora rappresentava il fatto che stavamo creando della musica bella e ispirata. Per noi rappresenta la creatività musicale e l'intesa presente tra noi tre! È stato facile sceglierla come titolo dell'album (inoltre è un'espressione che si ritrova in un passaggio della canzone "Reggaton").
Yeelen: «Mi hai tolto le parole di bocca!».

Come è avvenuta la registrazione dell'album?

Gea: «Ci abbiamo riflettutto parecchio, ma alla fine abbiamo deciso di registrarlo a tracce separate, sia per una questione di tempo e disponibilità rispettive che di qualità delle tracce». 

Passate con disinvoltura da una lingua all'altra: nell'album ce ne sono tre (italiano, inglese e spagnolo) più qualche incursione nel dialetto ticinese. Come mai?

Gea: «L'inglese è stata la prima lingua in cui abbiamo iniziato a cantare. Come gruppo rock, sembra sempre la scelta più ovvia, si ha l'impressione che per fare rock bisogna per forza cantare in inglese. Con il tempo (e magari anche la maturità!) abbiamo deciso di iniziare a scrivere anche nella nostra lingua madre, il che ci ha permesso di creare dei testi più elaborati e ricercati. Continuiamo lo stesso a scrivere alcune canzoni in inglese, perché - non si può negarlo - a volte suona proprio meglio! Lo spagnolo invece è più aneddotico, ed è presente solo in un brano in cui canta Simon Martinez, trombettista cileno-ginevrino e nostro caro amico che collabora con noi quando possibile. Le note della sua tromba sono presenti in alcuni brani del disco, e non si poteva non mettere del cantato in spagnolo in un brano come "Reggaton"!».

Yeelen: «Personalmente a me piace pensare che quando si fa musica tutto deve essere musicale, le lingue hanno dei suoni differenti che noi utilizziamo anche come strumento per comporre musica».

Quali sono le vostre fonti d'ispirazione e i riferimenti musicali?

Gea: «La musica bella».

Yeelen: «La musica buffa» (ride, ndr).

Sandrine: «Tutta la musica. Siamo ragazze che amano tanti stili differenti, dal jazz, al classico, all’elettronico, al demenziale... Non abbiamo veramente dei riferimenti musicali particolari... Infatti si sente nei nostri brani: proponiamo tanti generi e allo stesso tempo abbiamo un nostro genere che ci caratterizza».

Come accennava Sandrine, spaziate tra un'infinità di generi: nella vostra musica c'è il blues, il folk, il flamenco, il reggaeton, il rock e si sfiora anche il punk. Come definite il vostro sound?

Gea: «Haha! Bella domanda! Devo dire che abbiamo spesso delle difficoltà a definire il nostro sound, proprio perché come dici tu la nostra musica spazia in svariati generi. Rock'n'Heidis?».

Yeelen: «Rock’n’Heidis andante con brio!».

Nei vostri testi c'è tantissima ironia, specialmente in brani come "Reggaeton" e "L'ombelico", che sembra uscito dal repertorio di uno dei gruppi classici del rock demenziale. 

Gea: «Diciamo che siamo grandi fan di gruppi ironici, come Elio e le Storie Tese, e che spesso ci piace non prenderci troppo sul serio. Se "Reggaton" non ha un messaggio particolare oltre a quello di divertirsi e celebrare la nostra parte più goliardica, "L'Ombelico" invece tratta in maniera ironica e divertente un tema più serio come quello della scarsa conoscenza della sessualità femminile!».

Yeelen: «Scarsa conoscenza della sessualità femminile da parte di alcuni maschietti che pensano di sapere tutto sull’apparato riproduttivo femminile quando in realtà... a volte "Amico quello è l’ombelico / scendi un po’ più in basso / li non c’entra un fico"». 

Non avete paura di dare giudizi, mi sembra, anche politici (vedi "Danza bolscevica")...

Gea: «"Danza Bolscevica" è un brano particolare perché, malgrado il suo titolo e le parole, non è per forza nato come canzone strettamente politica. Pure le interpretazioni del testo all'interno del gruppo sono differenti! Ma consideriamo sicuramente la musica come un mezzo per poter esprimere le proprie idee politiche, delle critiche e toccare argomenti più seri rispetto a "hot hot sem un vero rebelot"». 

Yeelen: «Non mira a denunciare una situazione o un personaggio politico preciso (malgrado il riferimento a Putin), ma se vogliamo dare un senso alla canzone possiamo dire che è un messaggio generale contro le situazioni che privano l’essere umano della propria libertà».

Ho trovato particolarmente interessante "Bora", con la sua atmosfera sospesa...

Gea: «"Bora" è una canzone che ci piace moltissimo. È magari meno orecchiabile di altri brani, ma ha una grande intensità ed è capace di trasportarci, sia quando l'ascoltiamo che quando la suoniamo. È uno di quei pezzi dove c'è una grande comunione tra la musica e le parole. Lo scontro dei due venti di cui parla il brano si ritrova nei suoi suoni: lo scirocco è accompagnato da una melodia calda e avvolgente, mentre l'arrivo della bora è caotico, violento e turbolento».

Yeelen: «Più che meno orecchiabile direi meno accessibile al primo ascolto, è parecchio lunga e ha una struttura abbastanza complessa con molte sonorità e ritmiche diverse... Credo necessiti diversi ascolti...».

Sandrine: «La cosa bella di "Bora" è che ogni volta che la ascolto rimango come ipnotizzata e le immagini che si formano nella mia testa sono sempre differenti. È un brano molto potente ed evocativo».

Vi sentite anche voi come il "Supertramp" della canzone?

Gea: «La vera Supertramp del gruppo è Sandrine! Ma pure io e Yeelen ci sentiamo un po' delle Supertramp. Il testo della canzone è stato scritto già parecchi anni fa, ma il desiderio di viaggiare, di scoprire (e poi ritornare) è sempre presente. E non c'è miglior modo di farlo che tramite la musica!».

Yeelen: «"Supertramp" è la mia preferita, ogni volta che la canto o che me l’ascolto m’immagino con uno zaino in spalla che cammino in mille posti diversi. Bello!».

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